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Carlo Alberto e i Dalla Chiesa

Rita Dalla Chiesa è comparsa talvolta in televisione per raccontare del suo amore per Fabrizio Frizzi. Rimembrar storie di sentimenti è qualcosa che tocca sempre il cuore; e va riconosciuto alla signora di essere esperta in questo tipo di comunicazione.

Quando papà Carlo Alberto, classe 1920, già più volte nonno, il 10 luglio 1982 impalmò Emanuela Setti Carraro (trent’anni più giovane), la primogenita dello sposo, allora giornalista di Gioia, sconosciuta al grande pubblico, era presente alle nozze-

Tempo dopo Rita ammise di aver mal digerito l’unione, quando ne era venuta a conoscenza, poiché sua madre, Dora Fabbo, era scomparsa nel 1978, provata dalla difficile vita che conduceva accanto al marito generale, con il quale l’affiatamento, a quanto pare, era stato sempre un esempio di vita.

Chi c’era ricorda. L’alto ufficiale, di origini piemontesi, aveva girovagato l’Italia per adempiere al suo compito, soprattutto nella lotta alla mafia, poi al terrorismo, poi di nuovo a Palermo contro gli antichi avversari, diventati nel frattempo più temibili. Rita è nata a Casoria (campana era mamma Dora) nel 1947, Nando, nel 1949, Simona nel 1952 entrambi a Firenze.

Negli anni settanta, con due canali RAI (il terzo arriverà nel 1979, quelli privati erano ancora di nicchia) e una stampa basata su vecchie logiche (a volte perfino da rimpiangere) si poteva conoscere la figura di Carlo Alberto, ma poco se ne sapeva in realtà, anche solo a livello di essenziale biografia. Il brigatismo rosso imperversava e l’eroe che aveva dichiarato guerra all’eversione, per tutti era lui; qualche frangia della società, ideologicamente schierata, in realtà non era esattamente dalla sua parte, come era accaduto con il Commissario Calabresi, ma i media avevano iniziato a sostenerlo.

La sua collocazione nel capoluogo siciliano, sfigurato dai delitti di mafia, destò perplessità allora, e di più ne suscita adesso, nell’analisi ormai storica. Un uomo solo allo sbaraglio, con accanto una giovane moglie idealista da cui sembra “si sia lasciato sposare”.

La progenie dell’illustre carabiniere, infatti, ma solo dopo anni (Nando con i suoi libri) ha appena accennato alla figura della seconda sposa, alludendovi con una condiscendente tenerezza; d’altro canto, per ciò che si è potuto leggere, i Setti Carraro non avrebbero apprezzato la “distanza” tenuta dalla famosa famiglia. In particolare la signora Antonia dedicò due libri alla scomparsa figlia e concesse interviste, da cui si desume chiaramente che i Setti a propria volta non erano felici di quelle nozze, per ragioni anche più gravi.

Il cognome Dalla Chiesa, poco dopo la tragedia, il 3 settembre 1982, uscito dalla porta, è rientrato massicciamente da un’altra. Rita, cooptata subito in Rai, preso si involò verso l’allora Fininvest e prese a condurre pacchianamente Forum, all’inizio sobriamente condotto da Catherine Spaak; e, molto più in là, non è andata, fallendo altri tentativi di conduzione.

Nando emerge dalle cronache come insigne intellettuale, docente universitario e pensatore, oltreché politico nell’area progressista; in verità, l’unico vero testa a testa elettorale, come candidato sindaco di Milano, lo vide soccombere, nel 1993, contro il leghista Marco Formentini.

Simona ha perseguito un cursus honorum nella stessa direzione. Si legge: Nel 1985 è eletta consigliere regionale per il PCI in Calabria, fino al 1990. Alle Elezioni politiche italiane del 1992 viene eletta Deputato alla Camera in Calabria tra le file del PDS, riconfermata alle successive elezioni del 1994 sempre in Calabria, fino al 1996. Dirigente del PD in provincia di Catanzaro, nel 2009 è eletta nell’Assemblea nazionale del partito. (WIKI).

Non è una novità, dopotutto. Dal parlamento sono passati molti parenti di eroi, da Carole Beebe Tarantelli a Sabina Rossa.

Non dimentichiamo, però, la nipotanza Dalla Chiesa, a partire da Giulia Cirese, figlia di Rita e del primo consorte generale dei carabinieri a sua volta: la donna lavora in ambito televisivo ed è vedova di un giornalista. Dora, figlia di Nando, è autrice di un docufilm sul nonno, suo fratello, Carlo Alberto, è scrittore. Più defilati appaiono i ragazzi Curti, figli di Simona, ma tutti e cinque si sono mostrati insieme in un documentario, agguerriti più che mai.

Ci informano le cronache “”Oggi il decoro delle istituzioni troppo spesso sembra dimenticato. Le istituzioni non sono un giocattolo. Mio padre avrebbe sgridato, se fosse stato vivo, diversi esponenti istituzionali. E non parlo solo di politici. Quest’anno abbiamo visto tanti spettacoli inverecondi… “.E’ l’atto di accusa di Nando Dalla Chiesa”. Adnkronos, 2 settembre 2020. In che senso lo si possa intendere, oggi, però, non è chiaro.

Nel frattempo lo Stato italiano si è mosso: “Ammonta a 1 milione e 200 mila euro la cifra che il Viminale deve come risarcimento ai figli del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.” Masterx.iulm.it, 27 novembre 2019.

Si spera che analoghe somme siano andate a tutti i caduti nella veste di servitori dello Stato italiano o per essersi opposti a soprusi mafiosi.

Carmen Gueye

Riguardo l'autore

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Carmen Gueye genovese laureata in lettere antiche, già pubblicista e attiva nel sociale, è autrice di romanzi, saggi e testi giuridici