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Il Post-It. Benedetto XVI: l’uomo che cercava Dio

Il mondo cattolico piange la scomparsa di Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, forse l’ultimo grandissimo teologo figlio del ‘900 espresso dalla Chiesa Romana. Chi scrive non possiede una Fede assoluta, però m’inchino di fronte alla conoscenza di chi trascorse la sua vita studiando quel che il sottoscritto abbia svogliatamente appena sfogliato, e riflettendo sulle mie insicurezze m’accorgo di non possedere le basi per minare le certezze di un personaggio di tale levatura. Sarebbe come il trovarsi a dialogare con Einstein pretendendo di sapere più di lui, nel mentre siamo insicuri se scienza si scriva con il dittongo o senza.

Di Papa Benedetto XVI si parlerà ancora a lungo. Lo faranno i cattolici nello studio delle sue formidabili Encicliche, seguiranno i laici contrapponendo la visione politica alla concezione ecclesiastica, ma prima o poi sarà oggetto di riflessione pure per coloro che, in vita, ebbero ad oltraggiarlo come i 67 docenti della Sapienza capaci di impedirgli l’accesso nell’università più antica di Roma. Tra i 67 irriducibili sessantottini spiccava il nome del futuro premio Nobel, Giorgio Parisi. Quando la cultura diventa un’arma di disprezzo accade pure questo. Giorgio Parisi non tardò a “giustificare” la sua azione rilasciando un’intervista al quotidiano L’Unità (ma dai?!?!?!), colpevolizzando Papa Benedetto per le sue prese di posizione contro l’evoluzionismo della scienza.

Niente di più falso, se Parisi fosse sceso dal suo piedistallo avrebbe saputo del discorso, tenuto due anni prima, di Papa Benedetto XVI il 12 settembre 2006 nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg. Più di un discorso fu una lectio magistralis affascinante dove Ratzinger puntò l’indice, non contro l’evoluzione scientifica, ma ribadendo come la Fede non debba ostacolare la scienza, la stessa scienza non impedisca alla Fede la ricerca della verità. ça va sans dire, inutile dire, inutile aggiungere. Papa Benedetto è stato un pilastro dei Valori Cristiani, nelle sue 3 Encicliche (Deus caritas est, Spe salvi, ed infine Caritas in veritate nel 2009) ne esce il tratto del Pastore dall’occhio attento verso il bisogno del gregge, ma pure la ferrea e ferma difesa dei diritti umani e della famiglia tradizionale come pilastro della società.

Fu nel settembre del 2001 quando Papa Benedetto arringò la platea dei potenti della Terra, riunitisi a Cernobbio, con queste frasi: “Oggi ci troviamo in un secondo illuminismo, che non solo ha lasciato dietro di sé il Deus sive natura, ma ha anche smascherato come irrazionale l’ideologia marxista della speranza ed al suo posto ha postulato una meta razionale del futuro, che porta il titolo di nuovo ordine mondiale ed ora deve divenire a sua volta la norma etica essenziale. Resta in comune con il marxismo l’idea evoluzionistica di un mondo nato da un caso irrazionale e dalle sue regole interne, che pertanto – diversamente da quanto prevedeva l’antica idea di natura – non può contenere in sé nessuna indicazione etica. Ma così nascono nuove oppressioni, e nasce una nuova classe dominante. Ultimamente, del destino degli altri uomini, decidono coloro che dispongono del potere scientifico e coloro che amministrano i mezzi. Non restare indietro nella ricerca diviene un obbligo cui non ci si può sottrarre, che decide esso stesso la sua direzione. Quale consiglio si può dare all’Europa ed al mondo in questa situazione? Come specificamente europea in questa situazione appare oggi proprio la separazione da ogni tradizione etica e il puntare solo sulla razionalità tecnica e le sue possibilità. Ma un ordine mondiale con questi fondamenti non diverrà in realtà un’utopia dell’orrore? L’intangibilità della dignità umana dovrebbe diventare il pilastro fondamentale degli ordinamenti etici, che non dovrebbe essere toccato. Solo se l’uomo si riconosce come scopo finale e solo se l’uomo è sacro e intangibile per l’uomo, possiamo avere fiducia l’uno nell’altro e vivere insieme nella pace. Non esiste nessuna ponderazione di beni che giustifichi di trattare l’uomo come materiale di esperimento per fini più alti”.

Con queste parole, Papa Benedetto XVI, zittì gli ospiti del forum Ambrosetti, convenuti più per curiosità che per altro. L’uomo che cercava Dio ribadì il concetto della Fede, della Speranza e della Carità, a chi del materialismo e del potere abusa per i propri fini. Fu il primo Papa nel mettere alla berlina gli abusi sessuali all’interno della chiesa imponendo la “tolleranza zero” contro la pedofilia commessa dagli uomini di Chiesa; ammise “la grandissima colpa” del Vaticano per avere oscurato il “grande male” da troppi anni insinuatosi nelle file ecclesiastiche; incontrò più volte le vittime degli abusi, inginocchiandosi e chiedendo perdono, assicurando loro la sua personale tutela.

Nel 2001 firmò le nuove norme della Chiesa contro la pedofilia, contenute nel documento “De delictis gravioribus”, applicando il sigillo al “Sacramentorum sanctitatis tutela”, di Giovanni Paolo II, un documento per evitare insabbiamenti a livello locale trasferendo ogni indagine, contro la pedofilia, alla più rigorosa Congregazione per la dottrina della Fede. Va ricordato come il documento, “De delictis gravioribus”, preveda l’annullamento di ogni immunità ecclesiastica ai rei colpevoli ed il diritto alla Legge laica di procedere contro essi. Il Vicario di Cristo fu inflessibile nella lotta contro i pedofili iniziando dal reverendo Marcial Maciel Degollado, fondatore della Congregazione dei Legionari di Cristo, allontanato da ogni carica religiosa con la destituzione della sua fondazione.

Papa Benedetto XVI era un uomo mite ma ricordò la veemenza del suo amato Maestro, Papa Giovanni Paolo II, quando si scagliò, nel 2006, contro i Vescovi ed i preti irlandesi: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa”.

Ma tutto questo non bastò per fermare le critiche dei suoi detrattori, dentro e fuori la Chiesa, e lui ne soffrì come il buon Pastore soffre quando una pecora non torna all’ovile. La visione di colui che ancora bambino, nella sua Marktl in Baviera, alla presenza di un Cardinale ebbe a dire: un giorno lo sarò anch’io. E lo è stato. Rigoroso, fedele ai principi valoriali della Fede, teologo finissimo nella costante ricerca della luce di Dio per sconfiggere le tenebre degli uomini. Fu attaccato oltremodo, persino la fotografia della sua investitura a sacerdote fu contraffatta in un improbabile saluto nazista (la foto originale fu tagliata a metà dai seguaci dei sessantottini, l’originale dimostra come, le braccia di Ratzinger, stavano ambedue bel alzate a pari livello).

Oggi provo solo pena nel ricordare gli attacchi di Umberto Eco e del guitto Flores D’Arcais, troppo piccoli per giudicare la complessività del pensiero di un uomo che cercava Dio.

Marco Vannucci