A ottobre scadrà il mandato di Maurizio Fugatti da Presidente della Provincia Autonoma di Trento e non mancano le prime indiscrezioni e valutazioni su quali potranno essere gli equilibri provinciali e regionali in vista del totale rimescolamento di carte della scena politica italiana e locale.
Primo elemento su tutti, la crescita di Fratelli d’Italia: spinta dal “vento” nazionale, il partito di Giorgia Meloni – che alle scorse provinciali incassò poco meno dell’1,5% – si aspetta di raggiungere un risultato sicuramente a due cifre, con un’oscillazione però molto importante in termini di percentuale. A determinare il risultato saranno, principalmente, i componenti della lista e la collocazione del partito: se la lista dovesse essere costituita per di più da fuoriusciti dalla Lega, come Katia Rossato, Bruna Dalpalù o l’attuale deputata Alessia Ambrosi, è probabile che la crescita sia più accentuata a discapito della Lega. Viceversa, se dovesse nascere una spaccatura nella coalizione di Centrodestra il risultato potrebbe essere meno favorevole del previsto, con l’elettorato che preferirebbe avere chance di successo che puntare su un gruppo destinato in partenza alla sconfitta.
Ma il Centrodestra, largo vincitore delle politiche e attualmente al governo in Trentino, rischia di spaccarsi? Tecnicamente sì. A lanciare una candidatura a Presidente della Provincia è stata Francesca Gerosa, che sta partecipando a molteplici interventi inviando alle redazioni dei quotidiani locali delle mail in cui viene definita “Candidata presidente di Fratelli d’Italia“. Non solo, il Commissario provinciale del partito Alessandro Urzì ha scritto, lo scorso 1° febbraio, una nota contenente questo passaggio: “Confermo che la sintesi fatta sulle colonne dei giornali talvolta non è fedelissima alle volontà decise e manifestate da Fratelli d’Italia, mai così unita come in questa circostanza attorno a Francesca Gerosa. La sua candidatura per noi è la proposta del nostro progetto politico senza pregiudiziali verso ogni altra proposta ma anche con la convinzione che la nostra sia la migliore e vincente“.
Palla alla Lega dunque. Maurizio Fugatti si trova stretto in una morsa tra la necessità di tutelare il partito da dove proviene, la sua maggioranza e le possibilità di rielezione: è chiaro che sarà impossibile confermare i 13 consiglieri provinciali del 2018, quindi sicuramente ci saranno molti scontenti consapevoli già da ora di dover lasciare il seggio a colleghi targati FdI, senza contare che la stessa Giunta (oggi per più di metà targata Lega) dovrebbe necessariamente tenere conto dei rinnovati equilibri. Non solo, nemmeno il posto di Fugatti è al sicuro, poiché FdI sembra del tutto intenzionata ad assicurarsi anche lo scranno più alto della Provincia.
L’elemento certo è che il Centrodestra unito ha ottime chance di vittoria: riproiettando sul biennio 2022-2023 l’oscillazione dei voti tra politiche e provinciali del 2018 al momento i rapporti di forza vedrebbero il Centrodestra in testa con il 40-41%, staccando di ben 5 punti il Centrosinistra fermo al 35-36%, terzo posto per il PATT che toccherebbe una rilevante quota 14-15%. Lo scenario però cambia radicalmente in caso di una candidatura divisa (Gerosa con FdI da un lato, Fugatti con la Lega e le civiche dall’altro): il Centro-sinistra vincerebbe la partita, pur mancando di pochi voti il premio di maggioranza da 20+1 consiglieri, staccando di una decina di punti Fugatti che si fermerebbe al 26-27%, mentre la Gerosa si classificherebbe quarta dietro al PATT con un 13-14%.
Ecco che allora l’ago della bilancia diventa il PATT: se il PATT dovesse andare da solo in caso di frattura nel Centro-destra, la provincia tornerebbe nelle mani del Centro-sinistra, oppure potrebbe decidere di appoggiare il progetto governativo di Maurizio Fugatti. Risultato di una possibile alleanza? Fugatti riconfermato Presidente col 41-42%, con tanto di PATT primo partito interno alla coalizione e che potrebbe così dare le carte in Giunta provinciale.
Quale sarà la posizione del PATT? Troppo presto per dirlo, ma considerando i rapporti più che privilegiati (eufemismo) con l’SVP è opportuno fare i conti in tasca anche in Consiglio provinciale altoatesino: stando alle stesse proiezioni l’SVP anche questa volta avrà bisogno di un partner per assicurarsi la presidenza della Provincia Autonoma di Bolzano. A una primissima stima, infatti, il principale partito tedesco dell’Alto Adige si fermerà intorno ai 15 consiglieri, insufficienti per assicurarsi la maggioranza provinciale.
Escludendo una partnership con il Team K, le opzioni che restano sul tavolo sono la prosecuzione dell’accordo con la Lega ma inserendo anche Fratelli d’Italia o un ritorno alle maggioranze del Centrosinistra autonomista con il PD e i Verdi. La partita altoatesina è, però, collegata inscindibilmente ai futuri equilibri regionali. Per arrivare ai 36 consiglieri che garantiscono la maggioranza, l’SVP-PATT deve giocarsi bene le chance trentine per andare a recuperare i seggi “persi” in Alto Adige.
Ecco allora che se il PATT corresse da solo contro le due coalizioni coese, il blocco autonomista avrebbe una ventina di consiglieri, ai quali aggiungere a loro scelta o la trentina del Centrodestra vincente (di cui più di un terzo targati Fratelli d’Italia) o i 15-16 del Centrosinistra compresi i Verdi tedeschi. Se invece il Centrodestra dovesse spaccarsi, si rischierebbe di non avere maggioranze perché si potrebbe presentare questo scenario: SVP-PATT 19 consiglieri, PD 14 consiglieri, FdI 8 consiglieri, Verdi + Futura 7 consiglieri, Lega 6 consiglieri, Civiche trentine 5 consiglieri, Terzo Polo / UpT 4 consiglieri. Una maggioranza SVP-PATT-PD-Verdi-Futura avrebbe sì una maggioranza numerica ma una difficoltà politica a sussistere, specie perché l’SVP sarebbe minoranza interna all’alleanza.
Tutto cambierebbe se però il PATT corresse con Fugatti. A quel punto, vincendo le provinciali in Trentino come primo partito della coalizione vincitrice e risultando ampiamento primo partito in Alto Adige, il blocco SVP-PATT conquisterebbe quasi 25 seggi, che sommati ai potenziali 9 della Lega e alle civiche del gruppo di Fugatti garantirebbero il mantenimento degli assetti regionali, mettendo completamente fuori gioco Fratelli d’Italia che dovrebbe accontentarsi del ruolo di principale forza d’opposizione regionale.
Fugatti si trova quindi nella difficile situazione di fare una scelta: salvare se stesso, accentuando lo strappo con Fratelli d’Italia e convincendo in ogni modo il PATT a convergere sulla sua figura oppure salvare il centrodestra, garantire una vittoria sicura alle provinciali ma perendo ogni legittimità politica personale. Se l’opzione “egoistica” sembra quella più convincente, bisogna però fare attenzione: se il PATT dovesse continuare su una logica Blockfrei, il Trentino sarebbe sicuramente in mano al Centro-sinistra.
Rinaldo De Santis