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Wanna e Stefania, ancora sulla breccia

Alla voce Wanna Marchi, su WIKI, si legge: “all’anagrafe Vanna Marchi (Castel Guelfo di Bologna, 2 settembre 1942), è un personaggio televisivo ed ex truffatrice italiana”.

Ex truffatrice è definita anche la figlia Stefania Nobile, classe 1964.

Oggi ottantenne e di nuovo biondissima, fino a nuovo cambio look, l’ex proletaria del bolognese, già estetista e imprenditrice, sfrutta gli anni “da bere” e si infila nelle rampanti emittenti private, berciando come un’ossessa. Questa infatti fu la caratteristica che le diede notorietà, con lo stile aggressivo, il baccanale che metteva in piedi, condito da insulti e a volte minacce, come quella volta che paventò di presentarsi sotto casa dell’amante del marito, che poi avrebbe definito violento: lui? Il figlio maschio nato dall’unione, inizialmente coinvolto nelle televendite, si è defilato da tempo, desideroso solo di far dimenticare questa parentela, mentre Stefania emula da subito la madre.

Questo atteggiamento bellicoso ebbe successo, tanto che la Marchi, signorotta dalle guance flaccide, fu infilata addirittura in qualche prima serata, ospite dei talk show: diva trash finché si vuole, ma infine con un posto al sole.

Che importava cosa c’era nello scioglipancia o da dove arrivavano le alghe; la gente la seguiva, e lei avrà poi a dire che i costosi prodotti elegantemente profferti nelle profumerie valgono quanto i suoi.

Dopo un primo crack a seguito del fallimento (giudiziario) dell’impresa in proprio, con lancio di un profumo subito affossato, la condanna e la separazione dal consorte, pare che Vanna debba tornare nell’oblio, ma figurarsi: l’imbonitrice ha sette vite, e si ricicla nel business degli anni novanta, cartomanzia, magia e numeri del lotto.

La Marchi spiegherà in diverse interviste, a opera di eminenti giornalisti (Augias, Leosini, Gomez, Giletti) che la sua è stata una vita fatta di lavoro; e l’esperienza televisiva con il mago Mario Pacheco Do Nascimiento nacque dalla proposta di un sedicente nobile e affarista milanese, lei era una semplice dipendente. L’ambrato brasiliano era un “governante” di questo signore, Attilio Capra De Carré, titolare della società “Ascié”.  Wanna e Stefania alludono a un ruolo di Silvio Berlusconi nel segare le gambe con ogni mezzo alle piccole televisioni private, per far primeggiare le proprie.

Va detto che se Wanna, da emiliana verace, portava ancora con sé il carisma di un’esuberanza da fiera paesana e il fascino del gioco delle tre carte, la figlia Stefania Nobile appare una patella attaccata alla schiena materna. Wanna le darà corda, ma dovrà ogni tanto tirarle le orecchie anche in pubblico: perché la Nobile, che ora si fa chiamare Marchi, la trascina verso un atteggiamento volgare che in verità non appartiene alla madre, esibendo flirt, gigolò, e improbabili carriere hard. Forse mamma avrebbe potuto ancora riemergere, ma Stefania l’ha tirata irrimediabilmente sotto. Il tono ritorsivo contro chi voleva restituire rametti, sali e liquidi miracolosi, ascoltato in tribunale, era il suo.

Quando “Striscia” lanciò lo scandalo molti, che seguivano la santona delle vendite, le girarono le spalle. Oggi non si ha più il coraggio di dire che Vanna è stata un fenomeno mediatico quanto mai attuale, un’icona a cui la gente consegnava danaro e confidenze; che la vedeva come una forza della natura, fonte di energia ed esempio di quel pizzico di cattiveria da imitare. Non era certo la sola mercante di sogni, per chi ricorda quegli anni pieni di canali di maghi ed estrazioni fatate: solo che parlare della ex lady “capitooooo????” faceva più audience.

Oggi si legge che i truffati sarebbero stati interamente risarciti, con i beni della sola Stefania, mentre la Marchi sarebbe risultata nullatenente. Ne prendiamo atto, anche se il quadro non è ben chiaro.

Le vittime sentite in udienza hanno spesso dichiarato di non conservare scontrini e tracciati dei soldi versati; la Nobile, dal canto suo, aveva avviato delle attività in Albania.

In web si trova ovviamente di tutto, ecco un esempio:

Il padre biologico di Stefania è Raimondo Nobile. Nel 1961, anno in cui i genitori si sposano, nacque Maurizio. Tuttavia, Francesco Campana, il secondo marito della Marchi, era il vero padre di Stefania. I beni dei Marchi, del valore di 5 e 10 milioni di dollari in immobili, furono sequestrati. La famiglia Nobile rimase affascinata dall’Albania dopo avervi vissuto. In Albania, la famiglia Nobile ha aperto due cocktail bar e un ristorante a Tirana e Durazzo nel 2018, che sono stati poi venduti dopo un anno. Secondo alcune indiscrezioni, le due donne potrebbero tornare a Milano, in Italia”. Aciclico.com –  22 settembre 2022

Non è nemmeno chiarissimo quanti anni effettivi di carcere abbiano scontato madre e figlia.

La serie Netflix sembra aver rinverdito la leggenda Marchi, ma nessuno, a oggi, ha detto chiaramente cosa ne è stato dei risarcimenti ai truffati. Questi ultimi, almeno quelli ascoltati a processo (soprattutto donne), hanno dichiarato di aver saccheggiato i conti di genitori, figli, coniugi per acquistare i “servizi” della Asciè, il che appare curioso se si pensa che in genere le firme sono abbinate; o, se costoro fruivano di assoluta libertà nel prelievo, per esempio nella veste di amministratori di sostegno, avrebbero quantomeno dovuto subire un processo per la malversazione.

Tutta la faccenda odora di bruciato e restituisce una fotografia dell’Italia perennemente in bilico nella confusione tra accusato e accusatore, un’ambiguità che non sembra trovare soddisfazione nelle sentenze; e lascia l’impressione che esistano sempre, nell’ombra, colpevoli intoccabili.

Carmen Gueye