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Nessuno è perfetto

Qualcuno ricorderà i film dello stimato Renato Pozzetto, protagonista, più di una volta, di pellicole che affrontavano il tema dell’amore “diverso”. L’atmosfera di allora imponeva un lieto fine canonico, benedicente e par condicio, lasciando aperte le porte al dibattito, che oggi si è avviato verso i binari delle relazioni olistiche e fluide.

Conosciamo le faticose storie di star come Rock Hudson, per rimanere a galla nell’olimpo della celebrità, ricorrendo a finti matrimoni o esplosive – finte – relazioni con colleghe “complici”; un altro caso, forse meno noto, è quello di Raymond Burr (il Perry Mason televisivo) il quale, nelle interviste, arrivò a vantare tre ex mogli e una figlioletta morta per incidente, che nessuno aveva mai veduto. E ancora accade.

Di converso, a livelli di grande pubblico, poco è stata affrontata la problematica contraria, ovvero l’escursione in territorio femminile dell’uomo già impegnato col suo simile, per esempio ne “Il vizietto”, una coproduzione italo/francese del 1978, protagonisti Ugo Tognazzi e Michel Serrault, con due sequel; mentre gli americani si sono limitati a parodie o “criptotrame” dove ognuno poteva pescare il filone a lui più consono.

In effetti sono esistite vicende che hanno sconcertato i fan e soprattutto i media, che ancora oggi non risistemano o non riescono a inquadrare certe svirgolate delle celebrità.

Alcuni hanno camminato sul filo per un po’, come accadde a Rupert Everett, che ben presto affrontò con successo la condizione e ci giocò su in “Il matrimonio del mio migliore amico” (1997, con Julia Roberts); altri erano riusciti a sdoganarsi grazie alla propria arte e ai giusti contatti, salvo spiazzare tutti con strani colpi di testa.

Tre personaggi diversamente noti sono rappresentativi di questi “matrimoni a sorpresa”, partendo dal più “debole” in fama: Helmut Berger, classe 1944, splendido modello austriaco, lanciato da Luchino Visconti, che lo adorava, poi transitato per ruoli minori, fino all’oblio e, si dice, all’indigenza. Grazie all’unione con il regista italiano, nessuno contestò mai l’assetto esistenziale di Helmut che però, nel 1994, stupisce tutti sposando l’italiana Francesca Guidato: che lo denuncerà per bigamia quando Berger, forse dimentico dell’atto improvvido, convolò con a nozze con l’amico Florian, nel 2015.

Al secondo posto troviamo il luminoso Freddy Mercury (1946/1991) stella che non smette di brillare. All’inizio egli si dotò di regolamentare fidanzata, Mary, che in seguito si fece la sua vita ma, alla morte dell’artista, risultò cospicua coerede. Lui la definì “per sempre mia moglie”, rifiutando tenacemente di schierarsi di netto.

Veniamo ora all’immaginifico vate del pop, all’irripetibile bardo Sir Reginald Kenneth Dwight, ovvero Elton John, oggi 76 anni e da tempo assente dalla creatività, cessata più o meno negli anni ottanta, si sussurra per problemi di droga con cui l’artista ha lottato. A parte questo, mai avemmo dubbi sulle sue preferenze e mai ce ne importò di meno. La sua musica che partecipa del divino ha sfondato ogni barriera, consentendo di percorrere in un baleno gli scalini della tolleranza, dell’accettazione e della rivendicazione.

Quando però, nel 1984, il venerato singer sposò una sua collaboratrice tecnico del suono, la tedesca Renate Blauer, si parlò di tradimento. Vero che Elton recuperò presto posizioni, accasandosi poi con David Furnish, con cui condivide una doppia paternità, ma il trauma fu grande.

Siamo al corrente di molto altro; e, se fate i bravi, ve lo racconteremo.

Carmen Gueye