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Diritto

Lo scandalo Ferragni impone la creazione di norme per gli influencer

Lo scandalo Ferragni pandori e uova di Pasqua è una questione che ha riportato alla ribalta un problema di tipo etico che da tempo è sotto gli occhi di tutti: l’assenza di una vera e propria deontologia professionale per quanto riguarda gli influencer. Senza in alcun modo voler generalizzare, la questione che ha interessato la nota influencer Chiara Ferragni rappresenta nei fatti quella che si può definire la punta dell’Iceberg, imponendo al legislatore, italiano ma anche europeo, l’obbligo morale di fare quanto necessario per regolamentare, e non proibire, lo svolgimento delle varie attività da parte dei vari influencer che si muovono sulle piattaforme social con troppa disinvoltura. Quante volte infatti si è deciso di andare da qualche parte perchè a proporlo è stato un influencer e semmai poi ci si è trovati di fronti a quella che si può definire una “sola”? Certo gli strumenti offerti dai social a riguardo ci sono, ma troppo spesso peccano per quanto riguarda l’effettiva applicazione così da ingenerare nell’utente una sbagliata percezione della realtà e credendo che quel determinato fatto o prodotto siano proposti in modo oggettivo e non a seguito di precisi accordi.

Nei fatti un problema che non ci sarebbe se vi fosse un vero e proprio ordine professionale che prevede regole, sanzioni e modalità operative come nel caso dell’Ordine dei Giornalisti che impone – giustamente – agli iscritti di seguire – per esempio – la deontologia.

Il problema non è quindi tanto il fatto Ferragnez, ma quanto piuttosto l’impellente urgenza di procedere con una regolamentazione perchè ci troviamo di fronte a un settore – quello degli influencer – che obiettivamente è senza una precisa regolamentazione, nei fatti un pò come accadeva con internet ai suoi albori o per tanti altri settori che si sono salvaguardati proprio introducendo dei precisi codici di condotta.

Stessa cosa è avvenuta per tanti altri settori come ad esempio i partiti politici che oggigiorno devono ben spiegare all’utente da chi sono finanziati o per i giornali che devono sempre prestare attenzione al copyright delle foto da loro usate.

Il rischio è sennò il proliferare di “errori di comunicazione” che non colpiscono solo chi commette l’errore, ma anche tutti gli altri e in primis coloro che cercano in tutti i modi di seguire un codice etico.