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Cultura

La lenta agonia del marchio Ferragni, scandalo per scandalo

Sperava di iniziarne ad uscire dopo il caso Balocco, Chiara Ferragni, quando su di lei è caduta metaforicamente la scure della Coca Cola che ha stoppato ogni forma di collaborazione con l’influencer lombarda, ritardando il suo ritorno lavorativo. 

Una notizia uscita su Repubblica – e riportata da noi – proprio a poche ore da quella che doveva essere un’abile manovra di marketing tesa a togliere a Chiara Ferragni la patina della ricca milanese mostrando scene di normalità con i figli come andare al cinema, non quello privato presente e vantato dal marito nel corso di un video di qualche mese fa. 

Nei fatti stava cercando di ritornare a una vita normale, semmai non puntando a mostrare una ricchezza che ormai stava infastidendo e attirando odio semmai da parte di quel genitore che semmai – per far felice la figlia – doveva poi passare a comprare un suo oggetto griffato a caro prezzo, in quella che si può definire una vera e propria caratteristica del popolo italiano: idolatrare qualcuno quando è sulla cresta dell’onda per poi accanirsi contro di lui quando il vento gira a suo sfavore.  

La decisione di Coca-Cola di interrompere lo spot che aveva previsto con Chiara Ferragni è stata un duro colpo per la nota influencer, che si è vista improvvisamente tagliare un importante contratto pubblicitario. Così tutti si dimenticano di come sino a poco tempo fa era considerata un’icona di stile e di successo, e le sue apparizioni pubbliche erano sempre accompagnate da lodi e complimenti. Ora, invece, sembra essere diventata il male assoluto, il simbolo di tutto ciò che è sbagliato nel mondo dei social media. Tutto ciò a causa delle azioni che sono state fatte in passato e che sono state portate alla luce solo di recente.

Nel pomeriggio l’addio anche da parte di Amadeus, che l’aveva supportata lo scorso anno come co-conduttrice in Sanremo 2023. “A un certo livello non ci si possono concedere sviste di questo tipo” ha detto.

Inoltre si aggiunge alla polemica il problema della superficialità con cui sono state pubblicizzate le bamboline Trudi di Ferragni, che sono state vendute in parte per supporto benefico (con donazione di 40 mila euro) ma per la maggior parte senza percentuale, ingenerando per l’ennesima volta la confusione tra comunicazione personale, via Instagram; commerciale, sul sito del marchio; benefica, su altri canali. Tutto da rifare per la Ferragni.

Chiara Ferragni non è cambiata nel corso del tempo, è sempre stata la stessa persona. È il modo in cui il pubblico italiano ha reagito che è cambiato, dimostrando ancora una volta la propria tendenza a passare da un’estrema adorazione a un brutale disprezzo. Il numero dei follower è diminuito a velocità fotonica, anche se molti curiosi si sono aggiunti per vedere gli sviluppi. Chiara è tornata on line, ma i suoi negozi sono ancora vuoti.

Senza capacità di guardare le cose con freddezza, di analizzare il fenomeno e credendo a tutto forse con troppa ingenuità. 
Vi è stato certamente un errore da parte sua, gravissimo, ma è altresì vero che come denuncia Selvaggia Lucarelli, sua principale accusatrice, vi è anche un problema per chi fa beneficenza oggi in Italia con una chiarezza che non è sempre tale.