Nella Federazione Russa sono in corso le elezioni per il rinnovo delle cariche, il Sistema Presidenziale russo è a elezione a maggioranza assoluta, ovvero con reiterazione del voto tra chi non avesse raggiunto la soglia minima. I candidati ufficialmente sarebbero quattro, Vladimir Putin (Russia Unita) Leonid Slutskyj (Partito Liberaldemocratico di Russia) Vladislav Davankov (Nuova Gente) Nikolaj Kharitonov (Partito Comunista). Il principale avversario politico di Putin Aleksej Naval’ny è morto il mese scorso, in carcere, in Siberia. Non era stato protetto come rifugiato politico in Europa, quindi fare della dietrologia è perfettamente inutile, non sempre ci sono seconde possibilità.
L’Unione Europea è abile a fare facile e banale ironia, naturalmente il Presidente uscente si è ripresentato contando di arrivare all’80% delle preferenze, anche se in realtà le previsioni danno delle statistiche che si aggirano sul 70% delle preferenze. Ci saranno dei voti pilotati? Possibile che ci saranno, come anche no. Ci dimentichiamo forse di ricordare che il territorio russo va dal Giappone alla Polonia, che la Russia dal 2015 supporta in Siria le operazioni di guerra insieme a Bashar Al Assad con enorme successo e non pare che alla politica internazionale questo fatto interessi, visto che è intenta a fare opposizione solamente se in gioco vi sono questioni economiche.
Quindi – di fatto – l’occidente non vuol vedere che l’alleanza culturale che accomuna Cina, Siria, Turchia, Kazakistan, non vede alcuna interlocuzione con i governi nostrani, il che significa in politica estera: appoggio. Non si vuol vedere che con l’Operazione in Ucraina Putin ha investito molto più di quanto non avesse a disposizione, ma ha rimesso in equilibrio le casse, garantendo sussidi, ma diminuendo – di fatto – molte spese in fatto di sociale, perché sono state riconvertite molte aziende e si sono creati posti di lavoro nell’esercito, facendo agevolmente tornare i conti. Nonostante le sanzioni.
Al contrario all’oriente noi interessiamo eccome, ci guardano a ci leggono per avere tutto sotto controllo. E’ difficile poter convincere un popolo che un Presidente che viene amato da tutta l’Unione Orientale sia nell’errore, specialmente se dall’altra parte della bilancia vi sono dei valori che non sono mai stati rilanciati, come ad esempio la libertà di manifestare il proprio pensiero politico sui media, senza il controllo centrale, come è di fatto da quando la Federazione Russa ha intrapreso l’Operazione speciale in Ucraina.
In queste elezioni vi saranno anche la parte Ucraina russa e il Coordinamento della Transnistria che – per questa tornata – torneranno a poter esprimere le preferenze per l’antico regime. E’ evidente che chi non si recasse alle urne regalerebbe la preferenza in automatico a Putin, visto che tra i 4 candidati è certamente quello più gradito, per forza o per amore che sia. Sono in atto moltissime proteste, naturalmente, perché queste urne sono autorizzate da un Congresso, che si è costituito in seguito al risultato dell’ultimo Referendum, che si basava sui dati del precedente Referendum, mai ratificato.
Vi sono alcune iniziative di protesta: la moglie di Naval’ny ha proposto una singolare protesta, di occupare le urne; alcune donne si sono organizzate per riempire le urne di inchiostro, il che statisticamente, se le elezioni fossero davvero pilotate, sarebbe tutto sommato autolesionistico. La Federazione russa ha organizzato anche il sistema di elezioni in digitale, il che è doppiamente ironico visto che il Presidente Putin non utilizza nemmeno i cellulari internazionali, per non essere tracciato, ma usa i telefoni a filo per parlare sulle reti di proprietà della Federazione, dove può controllare tutto ciò che viene detto da chiunque in Federazione.
Vi sono stati diversi arresti di attivisti che hanno cercato di contrastare efficacemente le operazioni di voto, vi sono stati anche tentativi di rivolta, ma questo non potrà fermare l’ascesa di Putin, perché da molti punti di vista è realmente amato come un padre da una fetta consistente del suo popolo, che non smetterà mai di apprezzarlo, perché si occupa di redistribuire la ricchezza e questo per il popolo russo è parte di DNA.
La Russia delle contraddizioni è interessante, perché l’occidente deve interloquire con un pachiderma che non avrebbe nessuna possibilità di convertire il territorio con un sistema liberistico, perché la maggior parte del territorio russo è infertile, non ha alcuna possibilità di cavarsela, significherebbe che una massa di milioni di persone si riverserebbe in Europa per non morire di fame.
Il cieco occidente non vuol vedere le cose come stanno: che senza la sussidiarietà delle zone fertili, le persone muoiono, per non morire combattono le guerre. Non è facile accettare la verità, ma se almeno non possiamo essere utili, cerchiamo di non essere dannosi. A volte, io credo, pecchiamo di arroganza: certamente la nostra libertà è un vantaggio, ma possiamo permettercela perché viviamo un una delle aree del mondo più vivibili.
Due sono stati i grandi esclusi in queste elezioni, degli oppositori della politica del Kremlino, non solo oppositori di Putin, ma in generale. Quando parlo delle elezioni in Russia, in Europa, chi è intorno a me mi osserva con un’aria di compassione, perché per la maggior parte degli europei e degli occidentali queste elezioni sono senza dubbio una farsa.
Personalmente, avendo spesso avuto modo di confrontarmi con chi fa del giornalismo in Russia, da Mosca e da Sanpietroburgo, devo ammettere che ho spesso incontrato estimatori reali di Putin, vuoi che sia per i vantaggi economici di certe categorie e di certe zone della Russia, vuoi perché i problemi reali dei russi, ad oggi, vanno dal cambiamento climatico in Siberia alla crisi agricola, e contano che Putin possa salvare la situazione con una politica fortemente accentratrice che porta denari derivanti dagli investimenti energetici. Le contestazioni, ha dichiarato la DUMA, porteranno solo all’arresto dei responsabili.
Raramente posso dire di aver incontrato persone che pensano di essere in pericolo per la politica estera estremamente aggressiva del Presidente: la reale avversione per i sistemi liberistici occidentali è insita nella cultura russa e non si tratta di propaganda, ma di convinzioni diverse, che portano occidente e oriente a differenziarsi alla radice. Un russo può vivere con 2 euro al giorno, può smettere di consumare, se questo è l’unico modo per non danneggiare i connazionali: lo spirito della nazione è il cuore della Russia e non si tratta di militanza, ma di spirito di responsabilità.
Il primo nemico del popolo russo infatti non è sentito attualmente come censura, ma è il neoliberismo (non il liberalismo, ma il neoliberismo economico) che è considerato come poco rispettoso della natura dei diritti delle persone e che non è francamente sostenibile per la maggior parte delle regioni, che dovranno trovare altre strategie per rimanere in piedi.
Non so dire se Vladimir Putin davvero vincerà in modo plebiscitario, in questo caso penso che si tratti di propaganda, ma credo che sia più amato che temuto, penso che il popolo russo sia davvero soddisfatto delle scelte in politica estera, credo infine che tutta questa situazione si sia creata per l’assoluta mancanza di dialogo nel periodo della pandemia, che ha alimentato paure, silenzi e ha aumentato in modo esponenziale i pregiudizi, specialmente motivati, in Russia, dalla paura del virus.
Penso che l’incapacità di essere empatici e di comunicare sia il problema dei nostri giorni, dove la politica viene fatta su internet, malamente, lasciando continuamente trapelare notizie errate, che possono causare irreversibili cambiamenti. Dal lato di Putin invece c’è quel tantino di megalomania, che lo porta a imitare le pose degli statunitensi, quando diedero il via alla Guerra del Golfo, incuranti che la cultura non avrebbe mai previsto delle vere e proprie elezioni senza garanzia. La sua grande tendenza ad autocelebrarsi, è l’unico punto debole che possiamo attaccare, se volessimo farlo.
Tutti sono impegnati a far denunzia contro Israele, ma nessuno scende in piazza per parlare a Putin, perché è troppo distante dai nostri pensieri: non cogliamo l’imitazione dell’occidente quando interviene nei paesi che non sono sotto la nostra sovranità, con la scusa della pace nel mondo.
Non possiamo negare che dagli anni 2000 si sia spesso sottovalutato il crescere degli integralismi, di ogni genere, ma il modo in cui si è agito ha funzionato per affrontare le piccole emergenze, quelle nostre, europee, locali, ma ha tralasciato l’enorme fetta della politica estera, dove servivano giganti e noi avevamo solamente bimbiminchia.
Martina Cecco