Stavo pensando che proprio in questa giornata del 9 maggio, in cui vengono celebrate due importanti giornate: quella dell’Unione Europea e quella della «vittoria» sovietica contro il Terzo Reich, non possiamo non pensare alla pace da costruire oggi, subito ma poi a garantirla anche domani.
In questo periodo storico (quando si pensava che i conflitti di lunga durata in cui siano coinvolti delle potenze militari fossero un capitolo ormai chiuso), la guerra in Ucraina, che si trascina ormai da due anni ed il cui bilancio vero di vittime e danni è ancora lontano dal potere essere scritto, la pace non deve restare un valore astratto.
Del resto, la pace è un processo che non si fermerà con il cessare del rimbombo delle armi, perché, la si avrà se Ucraina e Russia si riuniranno attorno al tavolo. Ma questo non si farà né con l’esclusione reciproca, e nemmeno con l’umiliazione e la violenza verbale. Si potranno incontrare allo stesso tavolo solo dando loro la medesima dignità. Sono infatti gli ucraini e i russi i giocatori di questa drammatica partita. Anche se dietro le quinte ci sono coloro che spingono affinché la guerra si allarghi.
Ma appunto per questo, appunto perché si ha una chiara contezza delle responsabilità, non si può pensare di tornare ad un clima di non belligeranza con l’obiettivo di annientare l’avversario di turno. Che sia Vladimir Vladimirovič Putin da una parte oppure Volodymyr Zelens’kyj, dall’altra. Diversamente non potrà esserci altro che l’inasprimento dei contrasti e, quindi, ad un ulteriore accanimento.
Io spero che sulla pace tutti concordano, anche se il modo di ottenerla cambia a seconda della sensibilità e, purtroppo, dell’ideologia o della convenienza politica del momento. Ma oggi è la politica deve prendere il posto delle armi e lo deve fare al massimo livello, che dovrebbe avere una sponda anche per il nostro governo che deve farsi portavoce di un nuovo modo di guardare alla guerra. E per farlo basta guardare un po’ più in là delle immagini di distruzione che le televisioni di mezzo mondo ci rimandano quotidianamente. Perché la pace, ricordiamolo, deve essere fatta accettare a tutti, anche a coloro che inviano armi e soldi per rla e non dovrà essere, come accaduto alla fine dei due conflitti mondiali, una continuazione della guerra. Le condizioni di pace imposte, per due volte, alla Germania furono durissime e, nel caso della prima guerra mondiale, furono la base della seconda. Un errore in cui non ci possiamo permettere di ricadere. Pena il futuro del Pianeta.
Marco Affatigato