Sala Falconetto gremita al Festival dell’Economia di Trento, per ascoltare il professor Cassese che ha tracciato con grande dettaglio una foto dell’attuale panorama giuridico e politico nazionale. Sabino Cassese è professore alla School of Government della Luiss e alla Católica Global School of Law di Lisbona. È stato professore nelle università di Urbino, di Napoli, di Roma e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha inoltre insegnato alla Law School della New York University e al Master of Public Affairs dell’Institut d’études politiques di Parigi. È stato ministro della Funzione pubblica nel governo Ciampi e giudice della Corte costituzionale.
L’incontro di Trento, si è aperto con una riflessione sul volto caratterizzante del potere in Italia. Il professor Cassese ha esordito, ribadendo che: “In realtà oggi è una persona che deve trovare un punto d’incontro. E’ una cosa molto difficile, soprattutto quando si deve trovare un accordo a Bruxelles. In realtà il potere è diventato un modo di intermediazione. Oggi dobbiamo avere una immagine del potere meno verticale, meno legata alla forza e più legata agli accordi, alla mediazione. Ci sono attualmente alcuni poteri privati che contano molto più di poteri pubblici”.
Cassese cita esempi concreti e ricorda inoltre l’importanza della capacità organizzativa per esprimere la propria influenza nella società e non tralascia la grande crisi dei giornali, dei mezzi di comunicazione, ma anche dei partiti, come importante punto di riferimento e di formazione: “Un tempo c’erano milioni di iscritti in alcuni partiti – ha ricordato – oggi invece, sono molti di meno”.
Nel libro “Le strutture del potere” di Sabino Cassese, scritto con la giornalista Alessandra Sardoni (Laterza, 2023) si raccontano nel dettaglio i poteri visibili e quelli invisibili che governano il nostro Paese nell’analisi e nel racconto di un protagonista della vita pubblica italiana. Durante la conferenza in sala Falconetto, si è parlato però anche di elezione diretta del premier, di riforme costituzionali e del futuro del Paese.
Da grande sostenitore della programmazione, che cosa pensa il professor Cassese del PNRR, che trova scarso interesse anche nei media, chiede la giornalista Sardoni. “Ci sono due motivazioni prevalenti, spiega il docente. Il primo è che il provvedimento ha troppi padri. Il secondo è che pochissimi hanno capito la grande importanza del PNRR. L’Italia ripudia le scadenze e questo certo non aiuta”.
In chiusura il potere invisibile, che cosa ne pensa? “E’ davvero pericoloso – ribadisce l’ex ministro – perché non spiega e non motiva. Tutto deve essere motivato, questo è essenziale perché aiuta a capire e a spiegare meglio ai cittadini. La democrazia è trasparenza e coinvolgimento prima di tutto”.
(Cz)