Oggi, ormai, sono due le grandi ideologie che dominano le nostre società occidentali: il declinismo, la prima, e il catastrofismo.
Dall’inizio del nuovo secolo, tutti gli eventi sembrano confermare questa previsione: il wokismo, il ‘’politicamente corretto’’, il ‘’cancel culture’’, il riscaldamento globale, il terrorismo islamico, il coronavirus e, infine, la guerra della Russia nell’Europa orientale contro l’Ucraina, quella in Medio Oriente e quella che nulla ha a che vedere con il ‘’femminismo’’: la guerra di una minoranza di donne contro l’uomo.
Di fronte a questa situazione, la doxa impone che l’unica soluzione ragionevole sia il ritorno alla ‘’propria casa’’, ultimo rifugio e protezione contro la ferocia e l’ignoranza intellettuale. Ma la casa oggi non è un semplice rifugio, è molto di più: uno spazio in sé che soppianta e sostituisce il mondo esterno, un bozzolo connesso che rende gradualmente superfluo ogni sfondamento verso l’esterno.
Oggi dal tuo divano puoi goderti indirettamente i piaceri che un tempo offrivano il cinema, il teatro e i caffè. Quasi tutto può essere consegnato a casa nostra, compreso l’amore platonico e anche l’amore fisico. Perché allora uscire ed esporsi? Come l’eroe della letteratura russa Oblomov, che viveva a letto e non riusciva mai ad alzarsi per affrontare l’esistenza, diventeremo esseri rimpiccioliti, raggomitolati, rinchiusi e senza vita? con una mentalità di ritiro e rinuncia? Di ‘’adattamento’’? Perché mai la tensione tra il desiderio di vagabondare e il gusto della solitudine è stata così forte. E il confinamento forzato, vero incubo degli ultimi anni, sembra essere stato sostituito per molti dall’autoconfinamento volontario con il desiderio del telelavoro, del telecibo, del teleamore… del tele. Così rischiando, se già non siamo, di divenire ‘’schiavi volontari’’.
Marco Affatigato