Molti, peccato non tutti, si meravigliano delle violenze di gruppo e anche individuali che sono avvenute nel corso di questi ultimi mesi e delle quali ampio (giustamente) risalto è stato dato dai TG nazionali, pubblici e privati, dalla carta stampata e persino sui social come Facebook. Già, sui social come Facebook e Instagram e altri …ma anche su canali come ‘’ton ton ‘’…quelli che proprio hanno il primato di ‘culturale’’ perché operano come il detentore di pulsioni e comportamenti che hanno radici profonde e così socialmente legittimate.
Questo perché sono la drammatica ed estrema proiezione di una società iper individualizzata e consegnata ai consumi, dove sono saltate non solo larga parte delle cornici educative ma le stesse forme dell’inibizione sociale, in cui prevale un complesso ‘’brodo culturale’’ fatto soprattutto di vuoti, disagi, emotivi e materiali, perdita di responsabilità e, soprattutto, modelli comportamentali distorti ma, ormai, largamente accettati. Così si alimenta la stessa sovrapposizione tra il «virtuale» e il «reale» in un estremo bisogno di autoaffermazione e accettazione, che è l’altra faccia di una estrema fragilità esistenziale.
L’Italia è diventato un Paese, ma piuttosto direi uno strano Paese, in cui il ‘’femminicidio’’ e la ‘’violenza sulle donne’’ , gli accoltellamenti fra i giovani e le aggressioni (anche ai lavoratori ospedalieri, ai controllori sui treni per citarne due ma abbiamo visto anche a carabinieri e poliziotti) sono diventati endemici come lo sono la violenza criminale, la violenza economica, la violenza sociale. Tutta questa violenza tiene insieme periferie degradate e quartieri residenziali, povertà e ricchezze, il nord il centro e il sud: è la violenza del potere. Io voglio, io posso. E quindi gli è ‘’permesso’’ e ci si trova con una improvvisa discesa in una condizione animalesca e predatoria che diviene quo-ti-dia-nità!
E ‘’il branco’’, quello che aggredisce, quello che picchia, quello che accoltella, quello che stupra anche, quello che assorbe e svuota quelle che sono invece le responsabilità individuali, rendendole astrette e lontane, Questo perché «il branco» alimenta la percezione di impunità. Ed è questa im-pu-ni-tà che deve essere rimossa dalla nostra società, dal nostro Paese.
Come rimuoverla? Con la regola del tre: famiglia, scuola, giustizia.
La famiglia, perché la prevenzione e l’educazione passano in primo luogo dalle famiglie.
La scuola ha l’obbligo di educare alla responsabilità civile ed è ad essa che è assegnato il ruolo attivo nella prevenzione, senza limitarsi ad astratte e formali deprecazioni, rimettendo i giovani nel loro ruolo e responsabilità nella società.
La giustizia, punire severamente e subito chi oltrepassa il limite di convivenza civile e bonificare i luoghi, compreso i social, per sminare i contesti sociali da violenza e criminalità.
Non lo facciamo?! Allora anche noi siamo consapevoli e complici.
Marco Affatigato