“Sono più orgogliosa che mai del lavoro che stiamo facendo. Il nostro partito non è ideologico a differenza degli altri partiti e questo perché il nostro fondatore ha sempre voluto che Forza Italia fosse un partito di idee e di persone in grado di portarle avanti: questo si applica perfettamente allo Ius Italiae”.
A dichiararlo è stata Deborah Bergamini, Vicesegretaria nazionale di FI, in merito alla proposta del partito sulla riforma della cittadinanza, all’interno della trasmissione ‘Cinque Notizie’ di Radio Cusano.
Successivamente, l’esponente di Forza Italia ha aggiunto: “Noi pensiamo che sia finito il tempo del monopolio politico sui diritti da parte delle sinistre, pensiamo che la società stia cambiando così tanto e così velocemente che non possiamo permetterci di mettere la testa sotto la sabbia soprattutto se parliamo di un partito politico che sostiene il governo. Noi il tema della cittadinanza ce lo poniamo anche perché il nostro Segretario Tajani è ministro degli Esteri, quindi vede in prima persona cosa vuol dire cittadinanza italiana e quali complessità riserva”.
E ancora: “Infatti, uno degli elementi contenuti nella nostra proposta di legge è proprio legato ai tempi biblici che ci vogliono per ottenere la cittadinanza, tempi che non sono più accettabili. Puntiamo quindi, una volta maturato il diritto, ad accorciare i tempi di riconoscimento della cittadinanza italiana. Tutto questo però-precisa l’On Bergamini- non c’entra nulla con gli immigrati irregolari e con il traffico degli esseri umani”.
Successivamente, facendo riferimento alle parole del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha dichiarato “niente cittadinanza ai delinquenti”, l’On. Bergamini ha voluto precisare: “Oggi la cittadinanza italiana con le leggi vigenti è un automatismo: si compiono 18 anni e si ha diritto alla cittadinanza se si risiede da lungo tempo su territorio italiano. Qualora dovesse passare la nostra proposta invece, sarà un arrivo basato sulla meritocrazia e sul percorso compiuto per abbracciare la nostra cultura, la nostra lingua, le nostre tradizioni. Quindi, non più un automatismo della cittadinanza italiana a cui attualmente si ha diritto a prescindere. E questo approccio-ha sottolineato- vale anche per lo ius sanguinis, cioè persone di ascendenza italiana che magari non conoscono affatto l’Italia ma che comunque hanno diritto alla cittadinanza, e questo spesso si trasforma in scorciatoia per potersi dotare di un passaporto dell’UE, cosa non corretta a mio avviso perché bisogna dimostrare davvero di voler essere cittadini italiani”.
Infine, tornando alla proposta su Ius Italiae, Deborah Bergamini ha concluso: “Riteniamo che questa azione riqualifichi la cittadinanza italiana in modo più giusto rispetto a quello che attualmente accade. Ne parleremo anche con i nostri alleati, c’è stata qualche apertura da parte di FDI ma resta il punto che parlarne è già di per sé un grande passo di civiltà. Spero riusciremo a convincere tutti in tal senso”.