La carriera di Gianfranco Zola ha preso il via ad Oliena, un piccolo centro di 7.000 anime nel cuore della Sardegna, dove ha mosso i primi passi nel calcio: “Ricordare sempre le proprie radici e la propria identità è cruciale – ha rivelato – poiché offrono sostegno nei momenti difficili”. Nel 1989, si è trasferito al Napoli di Ferlaino e Maradona: “Fu uno shock iniziale – ha ammesso Zola – Avevo 23 anni e per la prima volta mi allontanavo dalla Sardegna, trovandomi nella squadra più titolata d’Italia. Ero assai timoroso, ma fortunatamente ho avuto compagni straordinari come Francini e Corradini che mi hanno preso sotto la loro ala. Maradona? Al mio arrivo esclamò ‘Finalmente uno più piccolo di me’. Scherzi a parte, era un uomo molto più umile e semplice di quanto non sembrasse: il migliore al mondo, ma con noi compagni era di una naturalezza disarmante, sempre cortese e pronto ad aiutare”.
Dopo il Napoli, Zola si è trasferito al Parma di Nevio Scala, conquistando la Supercoppa europea e la Coppa UEFA, emergendo come uno dei migliori calciatori italiani degli anni ’90: “Anche a Parma ho trovato difficoltà – ha continuato Zola – facevo parte di una squadra che giocava d’istinto e mirava allo scudetto. Non vi era spazio per un giocatore delle mie peculiarità, quindi mister Nevio Scala decise di farmi giocare in attacco, una mossa vincente. In quella posizione ho dato il meglio di me e ho lottato per il pallone d’oro. È stata un’esperienza di significativo sviluppo”. Successivamente, Zola si è unito a Gianluca Vialli al Chelsea a Londra: “Nutrivo perplessità – ha ricordato – stavo abbandonando un campionato di alto livello per un torneo ritenuto minore. Tuttavia, una volta entrato in campo, sono stato travolto: l’affetto, la vicinanza e il calore dei tifosi erano eccezionali. Il risultato non era il fulcro, l’importante era che notassero il tuo impegno e ne erano felici. Luca era un maestro nel ridimensionare le tensioni al momento giusto e nell’unire il gruppo. Un leader importantissimo”.