Nelle scorse ore un ridicolo comunicato intriso di ideologia anti governativa, diffuso da ADUC, per voce del suo rappresentante Donvito, è comparso su molti media, dando l’incredibile visione di una guerra di posizione che riguarda le aperture nei giorni festivi nazionali importanti, specialmente quelli religiosi, falsa e tendenziosa.
Innanzitutto nel comunicato vengono fatte delle premesse che vorrebbero essere una sorta di prova di scientificità, ovvero si riporta la sintesi estrema di una proposta di legge recente che riguarda l’obbligo di chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali a Capodanno, Pasqua, Primo Maggio, Ferragosto, Natale, Santo Stefano.
Già nelle prime righe si tende a fare polemica, perché sono elencate le festività cristiane, ma non quelle nazionali politiche, come il 25 aprile e il 2 Giugno. Evidentemente non si tiene in considerazione che – a opporsi alle aperture festive e domenicali – sono state prima di tutto le associazioni e le organizzazioni che hanno sensibilità religiosa, oltre che i politici interessati per motivi di partito. Certamente può esservi una tendenziale linea di merito politica che tende a non evidenziare nelle celebrazioni politiche un motivo di riposo dal lavoro, quindi il 25 aprile e il 2 giugno non necessiterebbero di stop in quanto non sono giornate che richiamano un contesto famigliare, ma solamente civile, quindi in questo caso certamente individuale.
Tuttavia, stucchevole, è la polemica che accompagna il testo: “Il motivo è la qualità della vita dei lavoratori e il buon senso che à scrive Donvito – evidentemente, non si ritiene che ognuno sia in grado di decidere da sé, ed ha bisogno dello Stato per difendersi dal cattivo negoziante.” Donvito non ricorda che, però, a decidere la turnistica dei servizi non è il lavoratore, ma il responsabile, motivo per cui la polemica non ha alcun senso: se non c’è una legge che obbliga alla chiusura, i datori di lavoro attualmente possono pretendere prestazioni d’opera ben oltre il feriale.
Si vorrebbe far leva sullo shopping liberalizzato e sul concetto di libertà, ponendo come contraltare internet, ma come si evince dai dati i clienti non sono attratti dal solo negozio, probabilmente è il cliente per primo che a Capodanno preferisce fare altro, al contrario per molte tipologie di negozi è parso evidente che l’acquisto online mette in crisi interi settori, tra cui accessori, giocattoli e abbigliamento, nonostante le aperture. Inoltre, come è noto per la legge della domanda e dell’offerta, è la scarsità a rendere pregevole il valore, ovvero più tutto è sempre disponibile, meno è appetibile. Incredibile, ma scientifica legge economica che si basa sul principio basico di domanda e offerta.
Si spiega poi, non senza ulteriori false semplificazioni, che il progetto di legge che non nasce dal nulla, e questo è vero, ma per esempio, dal fatto che le vendite a saldo sono stabilite per legge, anche se sconti sono possibili in qualunque momento dell’anno, e questo è falso, poiché i consumatori si sono espressi in più occasioni e la proposta è stata messa in campo da molte forze politiche, tanto che passiamo dal 59% al 70″ di consumatori intervistati nel 2000 e nel 2013 che sono favorevoli alle chiusure per motivi religiosi e per stare con i cari.
Improbabile che il consumatore, che nel momento dello svago naviga tra Amazon e Zalando e Alìbaba o perfino SHEIN, possa essere minimamente preoccupato. Diverso il caso di farmacie e panetterie, che vendono beni di prima necessità.
Segue una ulteriore menzogna: “Uno dei motivi per cui il nostro sistema di vendite al dettaglio regge bene é proprio la cosiddetta libertà di saracinesca. In atto da diversi decenni e che ha anche favorito l’aumento dei posti di lavoro, il decongestionamento delle zone commerciali, l’opportunità di consumo.” Si stima che le aperture domenicali abbiano incrementato i posti di lavoro e reso più semplice l’accesso al negozio nei momenti di festa, ma si tratta di un progressivo atto di liberazione, iniziato nel 1998 e portato a compimento tra il 2005 e il 2011 che riguarda tutt’altro, rispetto alla chiusura dei negozi in giorni 6 in cui, fortunatamente, i clienti sono scarsi.
La sintesi del provvedimento spetta al primo firmatario della pdl, Silvio Giovine: “Un provvedimento che ha una duplice ambizione, da un lato garantire a milioni di lavoratori, in un settore strategico per la nostra economia come quello del commercio, di poter trascorrere queste festività nella totale serenità con i propri parenti e quindi in famiglia, ma che pone anche molta attenzione a un altro tema, cioè il sostegno concreto agli esercizi di vicinato, negozi di prossimità che sappiamo non solo svolgere una funzione commerciale ma che rivestono un importante ruolo sociale in tutte le nostre città con una sorta di sentinelle ai centri storici dei quartieri. Sono forse le realtà che più hanno patito le liberalizzazioni del governo Monti subendo la concorrenza di strutture più attrezzate per le aperture festive”.
Martina Cecco