“È successo che la scarcerazione di questo pericoloso criminale è stata disposta dalla Corte d’Appello, non dal governo. Perché la Corte d’Appello ha disposto la scarcerazione? Perché l’arresto non era avvenuto secondo le regole. Chi conosce un po’ il Codice di procedura penale sa che, quando si convalida un arresto, bisogna valutare se esistevano le condizioni di legittimità al momento dell’arresto, non ex post. Perché mancavano le condizioni di legittimità per convalidare l’arresto? Perché la Corte Penale Internazionale ha sbagliato, nel senso che non ha trasmesso la richiesta al Ministro della Giustizia, che è l’organo competente, per quanto riguarda l’Italia, a ricevere quella richiesta. Era un vizio che non poteva più essere sanato, quindi la scarcerazione è stata disposta dalla Corte d’Appello, che ha rilevato un vulnus procedurale. Dopodiché a quel punto il governo aveva due scelte: o procedere di nuovo a un secondo arresto, ma occorrevano ulteriori condizioni che richiedevano tempo, perché il Ministro della Giustizia aveva ricevuto da poco gli atti e centinaia di pagine andavano ovviamente approfondite e studiate (sottolineo che la Corte Penale Internazionale ci ha messo mesi prima di deliberare il mandato d’arresto, non è che si può pretendere che il Ministro della Giustizia ci metta minuti), oppure, come invece a quel punto si è fatto, per la ragione di Stato di cui si è detto, ritenere che c’erano ragioni di sicurezza nazionale che imponevano che questo criminale venisse immediatamente espulso dall’Italia.”
Ad affermarlo è stato Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, intervistato da Francesco Borgonovo ai microfoni di Calibro 8 in merito alla delicata questione della scarcerazione del generale Almasry.
Successivamente, il Senatore di FDI, ha poi proseguito, concludendo: “Sulla vicenda Almasri ci sono due passaggi diversi: c’è il tema della mancata convalida dell’arresto, e quello è un tema giuridico; poi c’è il tema tutto politico di che cosa fare nel momento in cui la scarcerazione è stata disposta dalla magistratura. E lì il governo ha deciso legittimamente: è un atto di discrezionalità politica che non può essere sindacato a mio avviso dalla magistratura, perché è un atto sovrano e a quel punto, giocandosi un tema di sicurezza nazionale, il governo ha deciso per l’espulsione, come in tanti altri casi. Se questo sia avvenuto sulla base di accordi con la Libia o semplicemente per un motivo di sicurezza nazionale slegato da ogni obbligo giuridico internazionale, questo non lo so, non lo posso neanche sapere, perché se anche esistessero, questi accordi sarebbero coperti dal segreto di Stato. Non è certo la prima volta che questo avviene“.