Il 6 febbraio 2025 è stata una giornata che non dimenticherò mai. Il veterinario ha guardato le lastre di Max, il nostro meraviglioso compagno di vita da sette anni, ed ha pronunciato le parole che mai avremmo voluto sentire: tumore al cervello, un meningioma. Una diagnosi implacabile, che ha spezzato il cuore a me e alla mia famiglia. Purtroppo, l’operazione non è un’opzione e l’unica possibilità per dargli qualche mese di vita (forse un anno) in più è la radioterapia. Ma non una qualsiasi: l’unico trattamento efficace è disponibile solo in due centri specializzati in tutta Europa, a Zurigo e a Sasso Marconi. E il costo? Quasi 10.000 euro.
Di fronte a questa cifra, la domanda sorge spontanea: perché le cure veterinarie devono essere considerate un lusso?
Vuoto normativo
In Italia, gli animali domestici sono considerati beni mobili ai sensi dell’art. 810 del Codice Civile, una definizione ormai anacronistica che ignora il ruolo affettivo che cani e gatti rivestono nella vita delle persone. Nel corso degli anni, la giurisprudenza ha riconosciuto in più occasioni la natura affettiva del rapporto tra uomo e animale, non ultima una sentenza del Tribunale di Prato (1). Ma se la legge riconosce questo legame, perché non garantisce la tutela della loro salute?
Non esistono detrazioni fiscali significative per le spese veterinarie, a differenza di quanto accade per le spese mediche umane. Attualmente, è possibile detrarre solo una minima parte delle spese veterinarie (il 19% su un massimo di 550 euro con una franchigia di 129,11 euro), una cifra irrisoria rispetto ai costi effettivi delle cure. Per le famiglie con redditi medi o bassi, affrontare una spesa di migliaia di euro è impossibile.
Il paradosso delle priorità dello Stato
Nel nostro Paese ci sono sussidi per tanti servizi. Ma chi tutela i milioni di famiglie in cui l’animale domestico è parte integrante?
I dati parlano chiaro: secondo un’indagine Eurispes 2023, oltre il 40% delle famiglie italiane ha almeno un animale domestico. Parliamo di milioni di cittadini che ogni anno affrontano spese veterinarie spesso insostenibili. Eppure, non esistono fondi statali per aiutare chi si trova di fronte a emergenze sanitarie per i propri animali. La domanda allora è: perché lo Stato si disinteressa di una questione che coinvolge una fetta così ampia della popolazione? O crede basti far entrare i nostri amici a quattrozampe negli ospedali e in Parlamento? Perché il giovamento della pet therapy non deve avere un tornaconto per chi la offre senza chiedere un compenso?
Fare, decidere e non rassegnarsi
Non si tratta solo di soldi. Si tratta di giustizia. Un Paese civile non può abbandonare chi ama e si prende cura degli animali. Servono misure concrete:
– Istituzione di un fondo nazionale per le cure veterinarie, almeno per le patologie gravi;
– Maggiore detraibilità delle spese veterinarie, equiparandole almeno parzialmente alle spese sanitarie umane;
– Aumento della rete di centri specializzati, per evitare che le cure avanzate siano accessibili solo all’estero o in pochissime strutture;
– Sgravi fiscali per chi adotta animali domestici, per incentivare il rispetto e la cura degli amici a quattro zampe.
La politica non può ignorare questa realtà. Nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra il proprio affetto e il proprio conto in banca.
1 – https://www.aduc.it/articolo/cane+membro+famiglia+si+al+risarcimento+danno+non_38823.php
Smeralda Cappetti, legale, consulente Aduc