Il fatto che Luciana Littizzetto sia diventata più piacente per via della pancreatite, deve averle fatto montare la testa, fatto sta che nel suo monologo del 9 Marzo scorso, monologo iniziato molto bene, ha avuto una caduta di stile senza precedenti. Nel merito era buono, ma il contenuto era meno di niente.
L’ossessione di certa sinistra per l’antifascismo e l’antimilitarismo ha sinceramente fatto il suo tempo: non si capisce a che guerre si riferisca la signora quando sostiene che “l’Italia fa cagarissimo a combattere”. Sono finiti e ‘800 e pure ‘900. Infatti, se vogliamo dirla tutta, nella Prima Guerra Mondiale l’Italia si è distinta per aver intrapreso un percorso di partecipazione popolare, in anticipo su tutto il resto d’Europa, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando si sono scritte le regole per un mondo libero, l’Italia si è ritrovata divisa a metà, con i Monarchici al Sud e i Repubblicani al Nord, per cui sarebbe meglio per la signora pensare ad altro.
La signora infatti dimentica che l’Italia, da quello che lei identifica nella sua testa come esercito, quello dell’ultima Guerra Mondiale, ne ha fatta tanta di strada. Si è battuta per difendere le libertà nei paesi che sono schiacciati dall’estremismo, abbiamo una lunga serie di interventi: come Forza multinazionale in Libano (1982–1984); nella Guerra del Golfo (1990–1991); Intervento NATO nella Guerra di Bosnia (1992–1995); UNITAF e UNOSOM II (1992–1995); Operazione Alba (1997); Guerra del Kosovo (1999); Quarta forza armata (2000); Guerra in Afghanistan (2001–2021).
Se alla signora piacciono le dittature estere, in Palestina, c’è sempre bisogno di aiuto per le cose più basilari, come ad esempio liberarsi da Hamas. Può andare a sostituirsi agli eserciti, magari prende cognizione di causa di cosa significhi perdere la libertà, ad esempio per una donna, di sedersi a gambe aperte su un tavolo in televisione a dire caxxate. Giusto per dirne una.
Il reato di “presunto vilipendio delle Forze Armate ai sensi dell’articolo 290 c.p.“. probabilmente non si profila, ma in un periodo in cui siamo a rischio, soffiano venti di guerra e come si sa molto bene, eccetto la Francia, nessuna nazione europea ha un esercito autonomo, in una situazione in cui l’Italia, se fosse attaccata, non riuscirebbe a passare la settimana, è di estremo cattivo gusto offendere un esercito di professionisti volontari che aiutano le popolazioni vittime di abusi secolari che vanno avanti dalle azioni russe del 1979, quando in Afghanistan si sono decise le regole per ritornare alle Repubbliche islamiche in tutto il Medioriente.
Se la signora non ha la minima cognizione del mondo in cui vive ed è ossessionata dall’antifascismo, tanto da offendere generazioni di persone che svolgono un lavoro indispensabile, il militare, almeno chieda scusa e spieghi ai telespettatori che la sua è seppur legittima semplice e banalotta Propaganda di sinistra.
Se poi si aggiunge che, nella stessa puntata, ha deriso Marco Rubio, che nel giorno delle ceneri, da cattolico penitenziale, ha mantenuto la croce della cerimonia in fronte, siamo nel mezzo del ridicolo. Quel che è grave è che la stessa persona non ha mai deriso i costumi di altre religioni, ad esempio i burqa. Provi con quelli, vediamo se la plebe ride o se il suo pubblico ormai ha il cervello lesso.
Ha fatto bene l’avvocato Francesco Catania a fare esposto per la frase “noi italiani non siamo capaci di fare le guerre, facciamo cagarissimo a combattere”, è un falso ideologico che va chiarito e smascherato, perché di tutta questa Propaganda non se ne può più. La Letterina a Ursula poteva anche essere giusta, nel merito, ma per arrivare a fare Propaganda mascherata da comicità, ha usato le persone sbagliate.
E’ perlomeno molto strano che attualmente la sinistra, che era sempre stata contraria a ogni intervento americano, dopo il terrore che le persone hanno di Putin, pianga il morto perché non siamo più i cocchi di papà. Ad ogni modo, l’unica cosa giusta detta in tutta questa cosa, è che “l’Italia ripudia la guerra“, valido a maggior ragione ora, che si ripresenta una guerra che abbiamo già finito due volte e che va contro i nostri fratelli europei, ucraini e russi. La russofobia, disconoscere che l’Europa non finisce in Ucraina ma arriva agli Urali, sono ancora un’altra volta falsi ideologici: questi sono crimini contro il cervello, crimini contro la dignità europea, pensieri idioti figli di un europeismo in salsa sostenibile, che non ha tempo e non ha luogo. Propaganda.
Se due fratelli litigano, non ha senso che si mettano a menare anche tutti gli altri fratelli. Il nemico non è Putin ma la mancanza di una politica europea coesa e la mancanza di Statisti in grado di mettere in ordine i pezzi del puzzle con poche mosse.
Martina Cecco