La Ford GT40 non è solamente la prima supercar di casa Ford, ma un mezzo che nasconde dietro di sé una storia nata da una competizione leggendaria. Con il suo profilo basso, il rombo possente del motore V8 e un design all’avanguardia per l’epoca nella quale è stata concepita, la Ford GT40 rappresenta una delle auto da corsa maggiormente celebrate della storia dell’automobilismo. Ma com’è nata quest’auto iconica?
Il mancato accordo con Enzo Ferrari
Nel corso degli anni ’60 del secolo scorso, Henry Ford II, nipote dell’omonimo fondatore del marchio, decise che il gruppo doveva puntare sulle competizioni sportive per promuovere le proprie vetture.
A tal fine tentò di stringere un accordo con la maggior forza nelle corse sportive dell’epoca, la Scuderia Ferrari, dominatrice della 24 Ore di Le Mans. Nonostante le numerose e costanti vittorie, in quegli anni Ferrari si trovava in difficoltà finanziarie. Enzo Ferrari, numero uno della casa emiliana, trovò un accordo con Ford per la cessione delle quote societarie, pari a circa 16 milioni di dollari.
Nel maggio del 1963, in una delle riunioni conclusive, Enzo Ferrari risultò particolarmente infastidito da una clausola, che avrebbe permesso a Ford di detenere il pieno controllo dell’apparato sportivo delle future società. La trattativa per la cessione dell’azienda si arenò e Henry Ford II, di conseguenza, decise di voler provare a battere la Ferrari in pista, con un’auto tutta sua.
Le prime (disastrose) esperienze a Le Mans
Per prima cosa, Henry Ford II rilevò una piccola azienda automobilistica inglese nella periferia di Londra. In soli dieci mesi gli ingegneri di Ford ebbero il compito di trovare l’amalgama giusta per poter vincere contro Ferrari a Le Mans, un’impresa certamente proibitiva. Nacque così la GT40, che alla prima uscita in pista si rivelò molto veloce, spinta dal motore V8 da 4,2 litri, ma anche tremendamente instabile.
Nel 1964 Ford riuscì a partecipare alla 24 Ore di Le Mans, ma tutte e tre le loro auto si ruppero e Ferrari riuscì così a occupare i primi tre posti. L’anno successivo venne ingaggiato Carroll Shelby per guidare la campagna sportiva in vista della competizione del 1965. Egli scelse Ken Miles, ex comandante di carri armati della Seconda guerra mondiale, come pilota di punta del reparto sportivo. Meccanicamente vennero effettuate alcune migliorie ai freni e all’aerodinamica, ma nessuna delle sei auto messe in pista riuscì comunque a finire la gara.

La prima vittoria a Le Mans nel 1966
Ford, dopo aver già speso milioni di dollari per il suo progetto, tornò a gareggiare nel 1966, questa volta intenzionato a battere gli ormai “storici” rivali con un mezzo nuovamente perfezionato, che montava un V8 da 7 litri. Di contro, la Ferrari, forse questa volta temendo la casa automobilistica statunitense, schierò in griglia una nuova auto, la P3.
In quell’anno Ferrari si presentò con sole tre auto (Ford ne aveva otto), ma con il pilota John Surtees dalla sua parte. Tuttavia, l’ingegnere capo della Ferrari, Eugenio Dragoni, scelse un altro pilota per iniziare la gara, questo per ragioni politiche. Surtees si infuriò e abbandonò immediatamente la Scuderia di Maranello. Per Ford, quest’uscita di scena fu un colpo tanto inatteso quanto benefico.

Nella notte di gara le Ferrari erano al primo e secondo posto, mentre quattro Ford uscirono di pista per alcuni guasti. Tuttavia, dopo qualche ora, Ken Miles riuscì a portare la sua Ford in testa e nel corso della mattinata sul podio c’erano tre Ford GT40. Da questo momento in poi iniziò il dominio Ford a Le Mans, che riuscì a vincere anche le successive tre corse (1967-1968-1969).
Gli anni ’60 si rivelarono dunque un crocevia estremamente importante per la storia dell’automobilismo, che dalla rivalità tra Ferrari e Ford ha visto nascere un’auto leggendaria, tutt’oggi apprezzata e ricercata dai collezionisti.
Mattia Nadalini