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Pesticidi: in Trentino la percentuale più alta

Quando mangiamo frutta e verdura difficilmente ci chiediamo quale sia la provenienza del prodotto che abbiamo nel piatto e come esso sia stato coltivato. Quando addentiamo una mela succulenta, e soprattutto bella, non pensiamo al quantitativo di pesticidi che potrebbe contenere : per questo Legambiente ha pubblicato negli anni un dossier ” Pesticidi nel piatto ” che spiega e riporta le percentuali dei pesticidi utilizzati per le differenti coltivazioni nelle diverse regioni d’Italia.

Un caso che salta subito all’occhio leggendo la presentazione del dossier è quello del Trentino-Alto Adige : questa regione da sempre considerata la zona di produzione per eccellenza delle mele, potrebbe non meritare più questa nomea. Secondo gli studi effettuati dall’A.R.P.A. ( Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale ) in Trentino-Alto Adige, la provincia autonoma di Bolzano risulta essere quella con la percentuale maggiore di “campioni multiresiduo” per la coltivazione delle mele.

I campioni multiresiduo, chiamati anche “campioni da record” sono ortaggi o frutta dove l’LMR ( Livello Massimo Residui ) rientra nella norma in termine di legge, ma contenenti diverse sostanze chimiche attive, quindi molteplici tipologie di pesticidi. Presi singolarmente i fitofarmaci utilizzati per il trattamento delle piante da frutto o degli ortaggi risultano essere sicuramente tossici per le persone, come ad esempio il Chlorpirifos che possiede una spiccata attività neurotonica  e può avere effetti a lungo termine sulla regolarizzazione neuro-endocrina . Le ricerche hanno però individuato che l’alta tossicità dei pesticidi deriva dal mix di più principi attivi, e non da uno in particolare : Legambiente nel suo dossier spiega come un anticrittogamico di per se possiede un potenziale tossico basso ma miscelato con altre sostanze , come ad esempio un determinato tipo d’insetticida, risulti essere estremamente tossico.

Secondo le tabelle regionali, nella provincia autonoma di Bolzano su 60 campioni di mele analizzati il 65% risultava essere multiresiduo e nella provincia di Trento la percentuale scende, si fa per dire, al 43,3% , ma con un riscontro di ben tre sostanze attive differenti : con questi dati il Trentino-Alto Adige risulta essere quindi la regione d’Italia con la percentuale maggiore di campioni multiresiduo nella coltivazione delle mele. Secondo Legambiente un uso prolungato di questi “campioni da record” potrebbe provocare effetti collaterali molto gravi come disfunzioni alla tiroide,sviluppo di forme di demenza e molti studi hanno associato l’uso di pesticidi al rischio di svilupare il morbo di Prkinson: ” Ad oggi si è molto incentrati ai rischi relativi ai singoli principi e invece sarebbe fonsamentale indagare sull’azione combinata di più principi attivi ” si legge nel dossier. Attualmente infatti non esiste una regolamentazione specifica per quanto riguarda l’uso simultaneo di molteplici principi attivi per il trattamento delle coltivazioni e le normative in merito al Limite Massimo di residui ( LMR) tollerato risultano essere poco chiare.

Un piccolo comune del Trentino-Alto Adige, Malles, con poco più di cinquemila abitanti sta cercando di fare la differenza : dal 22 agosto al 5 settembre i cittadini sono stati invitati , tramite referendum, a decidere le sorti sull’uso di pesticidi nella loro zona. Il risultato è stato positivo, e quindi Malles è diventato il primo comune in Italia a bandire l’utilizzo dei fitofarmaci per cercare di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini. Resterà l’unico ? o qualche altro comune deciderà di seguire le loro orme?

Cecilia Capurso

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