Sono trascorsi centodieci anni dalla nascita di Leon Degrelle, il capo del Movimento belga Rex, che con una indole così avventurosa e una personalità così forte ispirò il fumettista Hergé per il personaggio di Tintin; un cartone animato di cui è protagonista un giovane e coraggioso reporter belga, protagonista di avventure in ogni parte del globo insieme all’inseparabile cagnolino Milou.
Le analogie tra i due personaggi sono molte. Degrelle fu il capo del fascismo belga, esattamente del Rexismo, durante la Seconda Guerra Mondiale in Belgio. Non utilizzò il potere da lui acquisito per comandare il Paese come un despota, decise invece di combattere in Russia per sconfiggere da cattolico quel male del novecento rappresentato dal Comunismo. In Unione Sovietica si rafforzò il suo mito. A Degrelle non bastava essere rappresentato nelle vesti di Tintin come un eroe, lo doveva essere anche sul campo.
La divisione che comandava, la Wallonien, non cedette alla forza sovietica, con l’ausilio di quella capitalista, fino a quando gli venne esplicitamente ordinato di ritirarsi; dei duemila volontari inizialmente costituenti la brigata Wallonie, alla fine dell’agosto 1944 ne restavano appena un centinaio, persone che furono capaci di ritardare l’avanzata sovietica verso Tallin; lo stesso Léon Degrelle restò ferito, dopo aver affrontato diciassette combattimenti corpo a corpo, e, divenuto comandante della brigata, venne decorato con la “Croce di Ferro con foglie di quercia”. L’unico straniero che ottenne simile onore. Del resto il suo coraggio e il suo carisma portarono lo stesso Hitler a dirgli “se avessi un figlio, vorrei che fosse come voi”.
Una vita, quella di Degrelle, vissuta a stretto contatto con Hergé, autore di Tintin, che per le sue idee venne accusato al termine della guerra di collaborazionismo, nonostante avesse solo pubblicato avventure a fumetti per bambini. Fu salvato dal cappio del boia da Raymond Leblanc, un ben noto partigiano che voleva fondare il settimanale Tintin e testimoniò in suo favore.
Una vicenda diversa toccò al Tintin reale che, finita la guerra, effettuerà un eroico atterraggio di fortuna nelle spiagge basche della Spagna, avendo finito il carburante. Le varie domande di estradizioni presentate dal governo belga non avranno alcun esito positivo, la Spagna accettò di ospitare quel rifugiato politico che sognava in una Nuova Europa e che negò sempre l’olocausto. Morì tranquillamente in Spagna nel 1994.
Il personaggio di Tintin è invece sopravvissuto sino ai giorni nostri. Qualche anno fa, Steven Spielberg, autore di film sulla shoah come “Schindler’s List – La lista di Schindler”,realizzò il film “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno”. Nessun riferimento nel film a quello reale così come nessuna citazione ad episodi quali “Tintin au pays de Soviet”, una storia dichiaratamente anticomunista e che si rifà a un pezzo della vita del fascista, cattolico e anticomunista Tintin-Leon Degrelle.