E’ tempo di elezioni. Dopo cinque estenuanti anni di legislatura travagliata, caratterizzata da ben tre cambi di governo, finalmente il corpo elettorale verrà chiamato alle urne il prossimo 4 marzo, e i partiti si stanno già mobilitando per presentare i propri candidati e il proprio programma di governo.
Non certo con qualche ritardo e battuta d’arresto. E’ il caso del MoVimento 5 Stelle, in particolare in Trentino – Alto Adige, dove le candidature per i collegi uninominali ancora non sono state decise: sarà infatti il 15 gennaio il termine ultimo per presentare tutti i documenti richiesti – “certificato penale; certificato dei carichi pendenti; 335 codice di procedura penale SOLO se a conoscenza di indagini o procedimenti penali a loro carico, con una breve descrizione dei fatti”, stando a quanto postato sul Blog di Beppe Grillo.
Il fatto ha lasciato il popolo pentastellato parecchio sconcertato, scatenando non poche polemiche: annunciare tanto tardivamente le procedure per la domanda di autocandidatura non consente a chi si presenta per la prima volta – ad esempio, attivisti locali che negli ultimi anni hanno lavorato sodo per promuovere il MoVimento sul territorio spinti dalla passione senza guadagnarci alcunché – di svolgere un’attenta e mirata campagna elettorale. Soprattutto se uno dei candidati nei collegi è il conosciutissimo deputato alla Camera Riccardo Fraccaro: questi, infatti, parte naturalmente avvantaggiato rispetto ai suoi rivali, offuscandoli con la sua ombra mediatica costruita in questi cinque anni di legislatura a Roma grazie ai quali è riuscito a costruirsi la propria immagine di fronte agli elettori 5 Stelle e a ritagliarsi il suo piccolo posto al sole.
Inoltre non sarà la Rete a scegliere i candidati dei collegi uninominali, come avverrà per quelli plurinominali, bensì il Capo politico nonché candidato Premier del M5S Luigi Di Maio. La decisione è stata presentata come un filtro di qualità, dal momento che in passato lo stesso Beppe Grillo aveva fatto ammenda ammettendo che col vecchio metodo di selezione era stato “imbarcato di tutto“, lamentando i numerosi cambi di casacca tra gli eletti pentastellati passati ad altri partiti.
Si può chiamare filtro di qualità o in altri modi, ma la sostanza non cambia: il MoVimento 5 Stelle ha di fatto in questo modo rinunciato ad almeno due dei suoi capisaldi embrionali coi quali aveva conquistato il voto dei tanti delusi dalla politica, ossia l’elemento di democrazia diretta dal basso attraverso l’uso della Rete e il principio dell’uno vale uno. Luigi Di Maio infatti ormai non vale più come i tanti uno – e invece sì, pardon: Luigi Di Maio vale esattamente più dei tanti uno che compongono la galassia 5 Stelle.
Ma la trasformazione in partito da parte del M5S è iniziata ben prima della nomina a nominatore ab excludendum di Di Maio: è già da molto tempo che le consultazioni in Rete sul Blog di Beppe Grillo si sono affievolite, spesso usate per confermare le decisioni prese già a monte dai vertici del MoVimento.
Si pensi, per esempio, proprio alla votazione online che incoronò Luigi Di Maio candidato Premier, in corsa contro altri sette semisconosciuti – più o meno come in questo periodo sta accadendo in Trentino – Alto Adige tra Fraccaro e i suoi concorrenti. Il risultato era scontato già prima che partissero i click sul Blog, ma tant’è: è il gioco della democrazia.
Oppure ancora le consultazioni per decidere se il M5S in Europa dovesse rimanere nel gruppo parlamentare euroscettico di Efdd con l’Ukip di Nigel Farage oppure se confluire nel gruppo europeista Alde (oppure ancora se confinarsi nel gran calderone dei Non Iscritti, l’equivalenza del suicidio politico): il post con cui s’introduceva la votazione telematica palesava una certa spinta favorevole a confluire in Alde, nonostante fosse il gruppo parlamentare opposto per definizione a un M5S che si era presentato alle elezioni europee del 2014 con un programma fortemente euroscettico. Nonostante ciò la base confermò ancora una volta la decisione dei vertici M5S, che avevano già avuto modo di definire l’entrata del MoVimento nel gruppo più pro-establishment dell’Europarlamento – tanto che gli stessi europarlamentari pentastellati ne erano rimasti all’oscuro fino all’improvviso annuncio sul Blog. Com’è andata a finire è storia conosciuta: il M5S uscì da Efdd, l’accordo con Alde saltò, il M5S dovette tornare con la coda tra le gambe da Farage sottomettendosi alla sua volontà. Una figuraccia terribile, tanto a livello mediatico quanto politico, perdendo la sua posizione di rilievo all’interno del gruppo euroscettico.
Senza dimenticare un’altra grande consultazione online tra gli iscritti, simbolo di grandi capacità di democrazia diretta e fulgido esempio di battaglia per la sovranità del popolo: la votazione inerente al nuovo logo del MoVimento, dove uscì vittoriosa la dicitura “movimento5stelle.it”.
Ora che sono state accolte le autocandidature anche di personaggi esterni al M5S ma conosciuti dall’opinione pubblica – tra cui il capitano De Falco o il giornalista Gianluigi Paragone, che tra le altre cose ha guidato l’organo ufficiale dell’allora Lega Nord “La Padania” – cosa rimane dei cittadini?