Raccontare la realtà è sempre molto difficile, trasporre fatti realmente accaduti in un film, se possibile, lo è ancor di più. Il rischio maggiore è quello di non riuscire a presentare i fatti in maniera chiara o, peggio, quello di non rendere la dovuta giustizia ai protagonisti della storia che si vuole narrare, in alcuni casi, danneggiandone la memoria.
Date queste premesse si può capire quanto può essere impegnativo lavorare ad un film che si prefigge di “dissacrare”, le figure di mostri sacri dell’ex Unione Sovietica (e della politica internazionale del ‘900) come Stalin o Chruščëv.
A provarci è stato, “Morto Stalin se ne fa un altro”, una commedia piena di black humor del 2017 che racconta i fatti successivi alla morte di Joseph Stalin e le difficoltà dei vertici del Partito Comunista Sovietico nel sostituirlo, presentandoli sotto forma di commedia nera.
La pellicola diretta dal regista scozzese, ma dalle chiare origini italiane, Armando Iannucci, è l’adattamento cinematografico del romanzo a fumetti “The death of Stalin” e narra i fatti accaduti il 28 febbraio 1953, dove un Joseph Stalin all’apice del suo potere troneggia e tiranneggia su tutta la Russia comunista. Quando il 2 marzo 1953 egli muore colpito da un ictus cerebrale lascia i vertici del Partito Comunista nel caos più totale, scatenando una feroce lotta per la sua successione.
Il film presenta in chiave umoristica non solo la morte di Stalin ma anche tutte le figure che nel corso degli anni hanno caratterizzato la scena comunista russa. I figli di Stalin Vasilij e Svetlana, i generali Georgij Zukov, Nikita Chrushev, Georgij Malenkov, Vjaceslav Molotov e il capo della polizia sovietica Lavrentij Berija vengono tutti presentati come persone deboli, impaurite e senza scrupoli. Indecise se piangere il leader morto o complottare contro i colleghi per accaparrarsi il ruolo di leader maximo sovietico.
Armando Iannucci grazie anche ad un cast d’eccezione che annovera tra gli interpreti artisti del calibro di Steve Buscemi, Simon Russel Beane, Jeffrey Tambour e Michel Palin, è riuscito a presentare una pellicola sicuramente godibile che fornisce una visione nuova e molto verosimile del partito comunista sovietico. I protagonisti della pellicola vengono presentati come inetti, meri carrieristi pronti a qualsiasi gesto pur di riuscire ad ottenere il potere, figure storiche della storia comunista come Crushev o Molotov vengono ridicolizzate e presentate in tutta la loro umana debolezza.
Grazie ad un black humor magistralmente orchestrato e alla bravura degli interpreti questa pellicola riesce laddove molti predecessori hanno fallito, rendere fruibile ad un ampio pubblico uno degli eventi che nel bene e nel male ha caratterizzato la storia del ‘900.
Presentando un prodotto che può essere apprezzato anche dai più giovani, Armando Iannucci è riuscito ad unire fatti storici drammatici e realmente accaduti ad una comicità gradevole e intelligente, riuscendo a far ridere e riflettere senza necessariamente scadere nella volgarità come accade troppo spesso nei film umoristici.
“Morto Stalin se ne fa un altro” è riuscito a raggiungere l’obiettivo, quello di allontanare le figure dei gerarchi sovietici dall’aura di grandezza con cui ci sono sempre state presentate, e di presentare gente come Stalin, Chrushev, Berijia e Malenkov come quello che probabilmente erano: persone deboli, prive di qualsiasi senso etico e interessate solamente al successo personale, arrivando ad anteporlo anche a quello dell’ideologia nella quale sostenevano di credere.
Il film, all’epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche, suscito numerose polemiche soprattutto nelle zone ex sovietiche, venendo in alcuni casi anche bandito dai cinema. In generale però, tale pellicola riscosse parecchi consensi, ricevendo anche il riconoscimento di “miglior commedia” agli European Film Awards del 2018.
Chiunque fosse stanco della visione del mondo sovietico che ci è stata data fino ad ora o semplicemente curioso di vedere queste “grandi figure” della storia della storia del ‘900 presentate in una chiave diversa, può farlo guardando questa pellicola del 2018. Questo film oltre a strappare diverse risate, potrebbe far riflettere sull’intero mondo comunista e a come nel corso degli anni ci è sempre stato presentato.
Perché si sa la storia la scrivono sempre i vincitori, ma non è detto che i vincitori abbiano sempre ragione o vogliano dirci sempre la verità.
Carlo Alberto Ribaudo