Home » Monaldo Leopardi, l’erudito reazionario aperto al progresso
Cultura

Monaldo Leopardi, l’erudito reazionario aperto al progresso

«Oggi si pretende di costruire il mondo per una eternità e si soffoca ogni residuo e ogni speranza del bene presente sotto il progetto mostruoso del perfezionamento universale». Sono le parole di un uomo, di un padre ricordato dai più come austero e severo ma che, al contempo, era anche buono e affettuoso verso i suoi figli: Monaldo Leopardi.

Il conte Monaldo Leopardi nacque e morì a Recanati tra 1700 e 1800 ed è stato filosofo, politico e letterato. Ricevette una formazione centrata sugli ideali cristiani, cui rimase fedele per tutta la sua vita. Sposò nel 1797 la marchesa Adelaide Antici, madre di Giacomo e di altri numerosi figli. Costruì nel tempo una grandissima biblioteca di famiglia che venne lasciata poi in dono ai cittadini di Recanati, dove abitò e adempì un importantissimo impegno civico. Fu infatti consigliere comunale, governatore, amministratore dell’annona e gonfaloniere, la massima carica amministrativa della città.

Monaldo Leopardi si può considerare, da un punto di vista politico, un reazionario, un conservatore, posizione che si evince ad esempio dalla scelta di appoggiare e rimanere fedele al Papa durante l’occupazione francese. Inoltre, in linea coi suoi ideali religiosi e morali, rifiutò incarichi pubblici durante la Repubblica Romana. Tuttavia, si impegnò per lo sviluppo industriale e sociale della propria città, occupandosi della costruzione di infrastrutture, ospedali, un impianto di illuminazione notturna, dando sostegno ai meno abbienti, riducendo le tasse e rilanciando gli studi pubblici.

Pur non convinto degli sviluppi della condizione del lavoro durante la prima rivoluzione industriale, ritenne ferrovie e macchine a vapore conciliabili con una società cristiana. Promosse il disboscamento del suolo, la messa a coltura dei prati e lo stabilimento di case coloniche. Fu il primo ad introdurre nello Stato Pontificio il vaccino per il vaiolo (1802) dell’inglese Edward Jenner e lo fece sperimentare inizialmente sui propri figli, per poi renderlo obbligatorio e adoperandosi a svolgere personalmente la vaccinazione. Durante la carestia del 1816 erogò medicinali e creò posti di lavoro sia per gli uomini sia per le donne.

Il conte era estraneo alle riforme sociali illuministe ed era un uomo con fortissimi principi cristiani, nonostante ciò non si dimostrò contrario alle innovazioni e al progresso, anzi ne partecipò largamente. Merita quindi di essere ricordato sia come letterato, ma soprattutto come uomo politico, come il conservatore che non denigrava le novità ma le abbracciava e sviluppava.

di Ingrid Salvadori