Home » Paura al largo di Lampedusa. Peschereccio tunisino sperona motovedetta della GDF
Attualità

Paura al largo di Lampedusa. Peschereccio tunisino sperona motovedetta della GDF

Sono stati momenti di tensione quelli accaduti poche ore fa nelle acque internazionali al largo della costa siciliana, dove un peschereccio tunisino non si è fermato al segnale di stop di un unità della Guardia di Finanza, arrivando (nel tentativo di fuga) a speronare una motovedetta della GdF.

Sono stati momenti di tensione quelli accaduti poche ore fa nelle acque internazionali al largo della costa siciliana, dove un peschereccio tunisino non si è fermato al segnale di stop di un unità della Guardia di Finanza, arrivando (nel tentativo di fuga) a speronare una motovedetta della GdF.

L’imbarcazione in questione, il peschereccio “Mohanel Anmed”, stando a quanto riporta ANSA avrebbe calato le proprie reti a circa 9 miglia dalle coste di Lampedusa. Fermata per un controllo dalla Guardia di Finanza, l’imbarcazione tunisina non avrebbe rispettato l’alt e si sarebbe data alla fuga, speronando contestualmente una motovedetta delle Fiamme Gialle.

L’inseguimento che ne è susseguito, durato alcune ore, ha visto il Mohanel Anmed tentare di scappare in acque internazionali mettendo in atto una serie di manovre molto pericolose e ignorando la richiesta di abbordaggio della Guardia di Finanza che si è vista costretta, dopo numerosi richiami, a procedere allo scoppio di alcuni colpi intimidatori di arma da fuoco.

I militari delle Fiamme Gialle, una volta raggiunto e abbordato il peschereccio hanno provveduto ad arrestare il comandante con l’accusa di pesca illegale in acque territoriali italiane, resistenza e violenza contro nave da guerra e rifiuto di obbedire a nave da guerra.

A seguito del fermo, l’imbarcazione e il suo equipaggio sono poi stati tradotti nel porto di Lampedusa dove i controlli sono proseguiti in maniera più accurata.

Questa vicenda, finita fortunatamente senza gravi conseguenze, evidenzia in maniera inequivocabile come sia necessario un controllo capillare delle acque che circondano la penisola italiana. Purtroppo le azione criminose compiute al limite dei confini acquatici nostrani, continuano ad essere all’ordine del giorno, costringendo le autorità a dover intervenire continuamente per preservare la sicurezza e l’incolumità di tutti, anche mettendo a repentaglio la incolumità, come accaduto oggi dove le manovre pericolose del peschereccio avrebbero potuto causare conseguenze ben più gravi.

Su questa incresciosa vicenda, tra i primi ad intervenire, vi è stato l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, denunciando i fatti con un post sul suo profilo ufficiale di Twitter.

L’esponente leghista ha dapprima “ironicamente” ipotizzato come la sinistra italiana ora potrebbe accusare i militari della Guardia di Finanza di sequestro di persona (come accaduto in passato con Matteo Salvini) poi, ha ricordato la drammatica situazione dei pescatori italiani ancora, purtroppo, prigionieri in Libia.

L’eurodeputato ha poi invitato il Governo ad attivarsi concretamente per riportarli a casa e mettere così fine ad una situazione critica che dura da troppo tempo.

Carlo Alberto Ribaudo