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Attualità Politica Un bergamasco in Rendena

SCUOLA & COVID19, L’INCAPACITA’ AL POTERE

La paura, l’isolamento, l’afflusso incontrollato di allarmi, inducono, quasi sicuramente, un’anomala percezione delle cose: in altre parole, generano comportamenti stupidi.

Questo vale, ovviamente, per chiunque: salvo gli individui dotati di una psiche particolarmente robusta, la gran parte della gente subisce l’influsso di queste situazioni limite, create dalla pandemia o, anche, semplicemente, dal suo fantasma, ed assume comportamenti che potremmo definire “compulsivi”.

Il che andrebbe anche bene, se chi dirige il vapore, chi tiene stretta la barra del timone, restasse, invece, lucido: la calma e la sicurezza sono doti essenziali per un comandante.

Quando, viceversa, chi dà gli ordini è preda di uno stato confusionale o è vittima dell’apprensione, quando non del panico, le cose hanno la peculiare tendenza ad andare a remengo. Prendiamo l’esempio, tanto macroscopico da risultare paradigmatico, della scuola. I vertici delle istituzioni scolastiche italiane, da tempo immemorabile, sono occupati da incapaci conclamati, da scaldasedie e da parolai: il dicastero della pubblica istruzione è considerato di serie C e nessuno se lo fila di striscio, tanto che viene, solitamente, assegnato a dei pupazzi o a qualche vecchio arnese in disarmo, giusto per dargli una sinecura ben retribuita.

In tempi normali, questo costume italico fa disastri, ma non tali da suscitare particolare scandalo, nell’apatia generale. In tempi di emergenza, viceversa, la mancanza di qualcuno che abbia perlomeno una pallida idea del da farsi diviene stringente. Così, da quando, in Italia, è scoppiata la crisi del covid19, la scuola ha cominciato a mostrare tutte le toppe della sua malridotta vestaglia, fino ad oggi: ovvero fino a quando la semplice inadeguatezza si è trasformata in delirio o, peggio, in crimine.

Facciamo un esempio di delirio: la didattica a distanza.

Glisso sul fatto che, dopo l’immane sforzo compiuto da tutto il personale della scuola per adeguarsi alle regole anti-virus, le nostre scuole sono luoghi decisamente più sicuri di tutto il resto del Paese, fatte salve, forse, le rianimazioni. Ammettiamo pure che così non sia, ovvero che la scuola sia un pericoloso luogo di contagio: giustissimo far ripartire la didattica a distanza, che, dopo qualche inceppo iniziale e la solita percentuale di furbacchioni fancazzisti, aveva mostrato di funzionare abbastanza decentemente. Logica avrebbe voluto che si chiudessero gli edifici scolastici, si dotassero coloro i quali non avevano adeguati strumenti di moderni computer e di collegamenti all’altezza e che si partisse con il lavoro home to home.

Solo che il ministro e, giù giù, tutti i succedanei, si sono riempiti la bocca di frasi ad effetto sulla scuola che non si chiude: il messaggio è giunto ai dirigenti, categoria impreparatissima tra le impreparate, che hanno pensato bene di adottare una soluzione geniale, per garantire tutto e il contrario di tutto.

Gli studenti han da rimanere a casa, e va bene. I docenti, invece, devono recarsi a scuola, fare lezione in remoto dalle aule vuote e, quod incredibile, cambiare addirittura aula al suono della campanella. Non sto scherzando: è precisamente ciò che avviene in tante scuole, con tanti bei saluti alla lotta contro il virus e a quella contro la demenza precoce.

Ma parliamo del crimine, invece: in un’euforia di prodigalità, sono stati acquistati a decine di migliaia degli inutilissimi banchi, del tutto uguali ai precedenti, se non per le dimensioni un tantino più ridotte. Per il distanziamento, dissero. Peccato che, più i banchi sono piccini e minore è la distanza tra gli studenti. Poi, dopo avere ingrassato a dismisura i fabbricanti di questi banchetti, si è pensato bene di lasciare gli studenti a casa.

Col risultato di avere speso un mucchio di soldi assolutamente per nulla. Soldi nostri di noi, tanto per capirci. Ecco, se da domani vi domanderete come sia possibile che la scuola reagisca alle sollecitazioni sempre in modo sbagliato, qui trovate la risposta: stupidità e malafede, panico e ignoranza.

Cioè, esattamente il contrario di quello che i nostri figli dovrebbero imparare, per diventare buoni cittadini.

Cittadini di dove, poi, non è dato di sapere…

Marco Cimmino