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Ue, Accordi tra Paesi e case farmaceutiche sono vietati (ma la Germania li ha fatti lo stesso)

Nelle scorse settimane aveva fatto molto discutere l'annuncio del Governo tedesco di essersi assicurato circa 30 milioni di dosi extra del vaccino anti-covid Pfizer-Biontech. La notizia aveva generato molto clamore soprattutto per il fatto che, per mesi, all'interno dell'Unione Europea il fatto che l'Europa dovesse procedere di pari passo ed unita nella lotta contro il coronavirus, era diventato un vero e proprio mantra.

Nelle scorse settimane aveva fatto molto discutere l’annuncio del Governo tedesco di essersi assicurato circa 30 milioni di dosi extra del vaccino anti-covid Pfizer-Biontech. La notizia aveva generato molto clamore soprattutto per il fatto che, per mesi, all’interno dell’Unione Europea il fatto che l’Europa dovesse procedere di pari passo ed unita nella lotta contro il coronavirus, era diventato un vero e proprio mantra. 

Non solo, la Germania accordandosi privatamente con la casa farmaceutica statunitense, avrebbe anche apertamente violato gli accordi presi ancora lo scorso giugno che “vietavano” ai singoli stati di intraprendere trattative private per l’approvvigionamento ai vaccini, come recentemente confermato dalla stessa Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. 

La von der Leyen infatti, appena pochi giorni fa, aveva ribadito con forza come “a nessuno Stato membro” fosse concesso “nell’ambito di queste basi legali vincolanti, di negoziare in parallelo o avere contratti in parallelo.” Vincolo che la Germania avrebbe apertamente violato accordandosi per avere le famigerate dosi extra di vaccino

Tale violazione assume connotazioni ancora più ampie se si considera che il Governo tedesco, non pago, negli scorsi giorni ha rincarato la dose dichiarando di aver raggiunto accordi non solo con Pfizer ma anche con altre case farmaceutiche produttrici di vaccini anti-covid, per un totale di oltre 50 milioni di dosi in più rispetto a quanto concordato comunitariamente con l’UE. 

Nonostante le prove contro la Germania sembrino schiaccianti, vi è ancora la remota possibilità che il paese teutonico non abbia violato la Decisione vincolante di giugno della Commissione UE sulla strategia vaccinale comune. Se le dosi extra della Germania provenissero infatti da eventuali rinunce di altri paesi dell’Unione, le mosse della Germania sarebbero più che legittime. 

Questa possibilità però, sembra da considerare scartata a priori, anche e soprattutto in relazione delle recenti dichiarazioni del Ministero della Salute teutonico che ha informato di aver raggiunto l’accordo per le dosi extra con BioNtech ancora lo scorso 8 settembre, un giorno prima quindi del preaccordo della stessa Commissione Europea con l’azienda tedesca per le ormai celebri 200 milioni di dosi comunitarie. 

Questa incertezza sull’approvvigionamento ai vaccini anti-covid da parte della Germania, getta pesanti ombre sulla reale utilità degli accordi presi per garantire a tutti gli stati UE gli stessi strumenti per debellare definitivamente il Covid-19.  

Nonostante dalla Commissione Europea, per bocca dello stesso portavoce de Keersmaecker, abbiano fatto sapere che eventuali accordi privati “metterebbero in pericolo la distribuzione delle dosi ordinate con gli accordi di acquisto congiunto”, il dubbio che le regole valgano per tutti, meno che per la Germania, rimane. 

Nell’attesa che la Commissione Europea e la Germania chiariscano definitivamente questa vicenda, l’interrogativo che permane è che, nonostante i proclami di unità d’intenti, anche in un momento così drammatico come quello in corso, vi sia sempre chi cerca di lasciare indietro gli altri. 

Carlo Alberto Ribaudo