Le lotte che affliggono la nostra epoca, nel mondo occidentale, sono per lo più terminologiche, ideologiche e filosofiche. Il grado di benessere che ci hanno lasciato i nostri antenati ci permette di poterci soffermare sulle parole con cui esprimiamo un pensiero, sul risultato che un certo approccio può avere nel futuro anche più remoto e sul grado in cui gli altri ragionino sullo stesso tema.
Una delle lotte per eccellenza è quella contro il sessismo, questo nostro stendardo delle pari opportunità porta a reagire con veemenza contro culture, società e mondi di cui conosciamo poco e che non hanno la nostra sensibilità sull’argomento. Ma, in questo caso specifico, ove gli stessi cittadini della Sud Corea si sono ribellati alle frasi scritte dai loro amministratori su un sito informativo per le donne in dolce attesa, dobbiamo fare una riflessione più ampia.
Le frasi contestate non sono solo quelle in cui viene sottinteso che la donna prima di recarsi a partorire deve adoperarsi perché marito e figli, nei giorni della sua assenza, siano esonerati da tutti i doveri casalinghi ma anche quelle in cui gli amministratori danno consigli per non cedere alle voglie della gravidanza e rimanere in forma per tornare snelle il prima possibile. La contestazione principale è che le donne sposate coreane non sono più considerate “governanti della casa e del marito” visione a cui l’amministrazione sembra ancora ferma, ma sono parte equa della coppia. Tenendo presente che nella cultura sud-coreana la ricerca di un partner per la vita e quindi il matrimonio sono obbiettivi importanti che permettono ai ragazzi ed alle ragazze di diventare adulti ed essere parte integrante della società civile, la reazione avversa a questi “consigli” dovrebbe far capire all’amministrazione coreana che la cultura di un popolo è sempre in mutamento e che il rispetto delle persone deve essere sempre alla base di ogni progetto. Soprattutto nelle affermazioni sul corpo della donna e sul suo ritorno alle forme di un tempo si perde di vista che nei nove mesi di gravidanza il corpo della donna è sottoposto ad uno stress molto alto e ognuna di noi reagisce a proprio modo, aggiungere di proposito lo stress mentale che potrebbero comportare alcune misure indicate in questa guida mancano totalmente di rispetto alla donna come generatrice di vita, ed alla persona che c’è dietro quel pancione. Negli anni quaranta delle guide così sarebbero state considerate più che normali anche dagli equissimi Stati Uniti d’America, ma nel 2019 (data di pubblicazione di questa guida) sembrano fuori tempo anche nella lontana Asia.
Questa lotta contro il sessismo non avrà mai fine se non si inizia a vedere il problema da più angolazioni e mettendo alla base il rispetto per la persona in generale, come in tutti gli ambiti la radicalizzazione di un pensiero non porta a nulla se non divisione e disprezzo. Nel nostro ben amato occidente vediamo i risultati di un ideologia sessantottina sfuggita di mano ad alcune menti e vediamo i risultati di alcune lotte combattute con i para occhi: discussioni sul titolo da dare ai genitori sul libretto, quote rose ormai ridicolizzate, spintarelle solo perché sei donna. Ma di fatto quell’inegualità che pesava sulle spalle delle donne che chiedevano il diritto al voto, pesa ancora sulle nostre per chiedere dignità e rispetto. Siamo donne, siamo diverse dagli uomini ma non per questo siamo minori od ottuse, non abbiamo bisogno di mostrare le tette per manifestare il nostro diritto di decidere per noi stesse, abbiamo già il cervello per quello. Non ci serve che modifichino il linguaggio corrente perché non tutti i lavori hanno il femminile, basta che ci sia permesso di compierlo e che il nostro guadagno non sia diversificato solo perché un giorno potremmo andare in maternità. Non abbiamo bisogno delle passerelle per arrivare ai massimi apici di società e Stati basta solo che il nostro lavoro venga valutato alla pari di quello dei nostri partner, dei nostri mariti, padri e figli. Per una vera egualità dobbiamo riconoscere tutti che se la vita va avanti servono sempre sia una donna che un uomo.
Beatrice Debiasi
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