La politica è cambiata. Anzi, probabilmente, la politica è spacciata: non c’è categoria più vituperata e invisa di quella dei politici. Tuttavia, la politica tira: parafrasando il noto proverbio subalpino, tira più di una coppia di buoi. Perché, nonostante le innumerevoli dimostrazioni di pochezza, di ignavia, di incapacità della nostra classe politica, la gente continua a votare, ad accapigliarsi sui social, a raccogliere firme e a distribuire pieghevoli per strada. Ergo, la politica è un fantasma, che, però, tormenta ancora gli inquilini del castello, con i suoi revenants e le sue nuove acquisizioni: attricette smandrappate, virologi in ribasso, presidi analfabete e così via. Quindi, la politica è morta: viva la politica!
Una volta, nemmeno troppo tempo fa, fare politica significava, nel bene come nel male, militanza: cominciavi così, militando. Poi, ti facevi le ossa in qualche consiglio comunale, in qualche circoscrizione: magari entravi nelle grazie di qualche potentello che, in cambio dell’andare a comprargli le sigarette, ti portava con sé e ti faceva conoscere la gente che conta. Un passino dopo l’altro, la tua schiena si ammorbidiva e il tuo port-folio si ingrandiva: al momento opportuno, venivano le elezioni e, se eri maturo e sufficientemente popolare, ti candidavi. Se ti eleggevano, eri a posto per la vita: una volta entrati nel giro, non se ne esce più. Era uno schifo, insomma, esattamente come adesso: solo che, perlomeno, i tempi erano più lunghi: non passavi dal nulla al tutto nel giro di un mese.
Oggi, il senso dell’operazione è lo stesso, solo che un morto di fame qualsiasi, se salta sul carrozzone giusto, può passare dalla bicicletta di Deliveroo all’auto blu in un battito di ciglia. E si è sistemato, vita natural durante: niente più mutui, niente più precariato, niente più pantaloni dell’Oviesse.
Un bel salto di qualità! Prendiamo l’esempio più clamoroso della cronaca recente: il ricciolone con le gengive in bella vista, frontman del movimento felsineo delle sardine, che ha annunciato al mondo di volersi candidare alle elezioni comunali.
Sai che notizia: un signor nessuno si candida al consiglio comunale! Succede ovunque, in ogni momento, che uno zero si offra per un incarico del genere. Solo che il nostro gengivuto è diventato un personaggio pubblico, nonostante il palese vuoto pneumatico della sua area cognitiva, grazie ai mezzi di comunicazione: lo è diventato al punto che la sua decisione di candidarsi a un ruolo del tutto marginale è diventata una vera notizia. Lui sembra un idiota, ma quelli che lo stanno a sentire e che, presumibilmente, lo voteranno, sono idioti per certo. Eppure, sicuramente, inizierà di lì la resistibile ascesa del giovanotto emiliano: ce lo troveremo in televisione e, molto rapidamente, in Parlamento.
Dunque, uno che, fino a ieri, non si sapeva nemmeno se fosse verde, rosso o blu e la cui unica caratteristica saliente e sorridere sempre e comunque e tenersi la zazzera con il ferretto, tra qualche anno porterà a casa centocinquantamila euro all’anno e deciderà del nostro destino. Ecco, oggi la politica è questo: un ufficio collocamento per nullità senza futuro. Almeno, un tempo, dichiaravi preventivamente a quale partito aderissi: oggi ce lo comunichi all’atto della scesa in campo. C’è più suspence, indubbiamente. Poi, però, ci ritroviamo i Toninelli e le Azzolina. Contenti voi…