Forse, non tutti sanno che, un mese all’incirca prima dello sfondamento di Caporetto, il Trentino fu teatro di un tentativo, tutt’altro che velleitario, di risolvere la guerra con un’offensiva in Valsugana.
La storia è piuttosto complicata e, se vi venisse voglia di approfondirla, vi suggerisco la visione di un mio video su YouTube, intitolato: “La battaglia di Carzano”. In due parole, invece, possiamo dire che si trattò di un’operazione di intelligence, che portò gli Italiani a un passo da uno sfondamento del fronte, grazie agli accordi tra il servizio informazioni della 1a armata e un gruppo di soldati AU, nazionalisti slavi, affiliati all’associazione “Sokol”:il capo dei congiurati, un tenente sloveno di nome Pivko, drogò con dell’acquavite oppiata il battaglione bosniaco che comandava interinalmente, per permettere agli Italiani di superare agevolmente la prima linea e dilagare verso Trento.
Poi, l’operazione fallì, in gran parte per colpa italiana, e si risolse nel sacrificio di un battaglione di bersaglieri, rimasto isolato proprio a Carzano. Per questo, la chiesa del paese, oggi, è un tempio sacro alle fiamme cremisi. Per ricordare questo sfortunato fatto d’armi, ma, soprattutto, per rinsaldare i rapporti fraterni che si sono creati, dopo il conflitto, tra gli antichi avversari, è nato il Comitato “Carzano 18 settembre 1917”, che da anni si adopera per mantenere vivo il ricordo di questo episodio, tanto oscuro quanto importante, nella storia della Grande Guerra sul fronte italiano.
Ad ogni anniversario, dunque, a Carzano si tiene una cerimonia congiunta, cui partecipano i rappresentanti delle associazioni d’arma italiane ed ex austro-ungariche e viene effettuato un convegno, “I giorni di Carzano”, in cui sono toccati temi relativi alla battaglia, all’irredentismo slavo, all’intelligence militare, ai protagonisti dello scontro e così via.
Quest’anno, la giornata di studi è dedicata all’Imperatore Carlo I e al suo ruolo nella storia della prima guerra mondiale. Si tratta di un’iniziativa interessante per chiunque abbia a cuore la storia del Trentino e, per questo, ve ne do notizia: in realtà, pur essendo una ricorrenza importante e di indubbio valore simbolico e culturale, quella di Carzano rimane, inspiegabilmente, un’iniziativa poco pubblicizzata e un po’ in sordina.
Viceversa, meriterebbe altra attenzione: anche perché, nelle reciproche manifestazioni d’amicizia e di rispetto, tra i discendenti dei combattenti che si trovarono su fronti contrapposti in quel 18 settembre di tanti anni fa, risiede la risposta più civile e bella agli scontri e alle polemiche tra “italianisti” e “austriacanti”. In un’Europa delle Nazioni, celebrazioni come quella di Carzano rappresentano la strada da seguire.
Vi invito, perciò, a visitare il paesino valsuganotto, magari in questo fine settimana, che è proprio quello della ricorrenza e delle cerimonie annesse e connesse, in cui il Tricolore e la bandiera giallo-nera, le piume dei bersaglieri e il piumetto dei Kaiserjaeger, compaiono insieme, in una consolante fratellanza.
E, se ve lo dice un alpino….
Marco Cimmino