Dal dopoguerra passa qualche anno di relativa tranquillità, fino al caso che inaugura i tormenti sessuopolitici della prima repubblica.
1953. Sulla spiaggia laziale di Capocotta, nei pressi di Torvajanica, viene rinvenuto il corpo di una ventenne popolana, Wilma Montesi, in apparenza rigettato dal mare.
Allora, senza DNA e cani molecolari, indagare doveva essere proprio difficile, soprattutto se, poi, quella che sta per essere archiviata come disgrazia, si gonfia fino sfasciare mezza Italia politica; e a mostrare che pantano diventa subito l’agorà nostrana, dove una povera disgraziata, da morta, riesce a far traballare poltrone e governi, a rovinare carriere e famiglie.
Su insistenza di alcuni giornalisti, anzi soprattutto di uno, e incoraggiata da tutte le opposizioni si fa strada un’altra opzione: Wilma, fidanzata di un poliziotto e prossima alle nozze, in realtà ha una doppia vita. La notte prima del ritrovamento ha partecipato a un festino a base di sesso e droga nella vicina tenuta di Attilio Piccioni, ministro degli esteri e vice presidente del consiglio democristiano, particolarmente gradita al figlio di questi, il valente musicista trentaduenne Piero; ma qualcosa è andato storto e la poveretta è stata scaricata alla bell’e meglio sulla battigia dove, già stordita dai bagordi, sarebbe poi annegata.
Incontenibili furono il clamore e la voracità dei media di allora, radio e giornali, alla vigilia dell’avvento della televisione. In molti si fregavano le mani, pensando a un bel giro di walzer di cariche.
In effetti, la bagarre è assicurata, dal PCI si levano cori di indignazione e, a beneficio dei democristiani, si conierà l’epiteto di “capocottari”.
I principali protagonisti dell’affaire, da parte vip, sono:
Il citato notabile DC; il predetto figliolo, allora fidanzato con Alida Valli; un’avventuriera di nome Anna Maria Moneta Caglio, che diventerà la principale testimone d’accusa, forse per vendicarsi dell’ex amante, proprietario della tenuta, marchese Ugo Montagna (non ridete, non siamo in Fantozzi); il questore di Roma Saverio Polito.
Dal lato Montesi abbiamo due affranti genitori (padre falegname); un fidanzato allibito; una sorella che rischia a sua volta il fidanzamento; uno zio che dovrà uscire allo scoperto, perché accusato di avere un debole per la defunta nipote.
E’ un momento politico difficile, si deve approvare la legge elettorale “truffa” (corsi e ricorsi), scatta la guerra di tutti contro tutti.
I comunisti accusano impietosi; i democristiani sono intenti a negare qualsiasi complotto di correnti (lo assicura, tra gli altri, un certo Giulio Andreotti); i missini mettono prontamente sotto accusa il sistema democristocomunista e la decadenza del nuovo regime; socialisti, liberali e cespugli vari se la prendono un po’ con chiunque, secondo necessità e opportunità.
E’ un ginepraio, che andrà riassunto giocoforza a grandi linee.
Si fronteggiano due ipotesi, la prima: Wilma, che lamentava da giorni un’infiammazione cutanea a un piede, sarebbe andata al mare per un lenitivo pediluvio; la seconda, quella della festa finita male.
Per un po’ imperversa quest’ultima, anche perché spuntano strani testimoni disposti a giurare su quei baccanali e sulla partecipazione della Montesi. Esami autoptici assicurano che la giovane era vergine, ma si disquisisce a lungo della sabbia vaginale che, secondo alcuni luminari, avrebbe escluso l’illibatezza (!); la sorella, protestandosi estranea a quel mondo, va dal ginecologo per rassicurare il promesso sposo, portandogli il certificato di integrità fisica.
La mamma rimarca il particolare che alla figlia manca il reggicalze (accessorio allora d’obbligo), che per un pediluvio non era indispensabile levarsi: ma, sorge l’obiezione, il mare spoglia facilmente i corpi che annegano.
Passa il tempo, fino al processo che culminerà, nel 1957, con l’assoluzione generale, per insufficienza di prove; ma non senza aver fatto, nel frattempo, vittime.
Per Attilio Piccioni, carriera finita. La legge truffa non è passata, e i consensi per la Democrazia Cristiana hanno registrato un vistoso calo; uno degli avvocati coinvolti nel caso, che per coincidenza è comunista, viene beccato in una casa d’appuntamenti a far strani giochetti con sua moglie, e dunque il partito, da accusatore, diviene accusato; lo zio di Wilma, per discolparsi, deve mettere sul tavolo il suo alibi e ammettere di essersi trovato in compagnia della sorella della fidanzata; la famiglia Montesi va in declino per lo scandalo.
Il questore di Roma, accusato di aver coperto i colpevoli, viene “messo a riposo”, si dimette anche il capo della polizia. Scalatrici sociali, aspiranti stelline, manutengoli, cercano di farsi dimenticare e si devono allontanare, per un po’ o per sempre, dal bel mondo.
Bene o male si salva solo Piero Piccioni. Protetto dalla testimonianza della Valli, che assicura di essere stata in sua compagnia e da tutt’altra parte al momento della disgrazia, grazie alla sua professione prosegue il cammino brillantemente, soprattutto come autore di colonne sonore. Non mancheranno qualche apparizione televisiva e la ribalta gossip grazie alla relazione con la bluebell inglese Gloria Paul, che aveva trovato successo in Italia e gli darà un figlio. Piccioni è mancato nel 2004.
Fin qui è la cronaca nota, ma si fa strada qualche parallelo.
Nel caso del mostro di Firenze, circa nel 2002, venne additato come responsabile il medico perugino Francesco Narducci, che peraltro era già morto da anni al momento delle accuse. Quanto il suo corpo fu ritrovato nelle acque del lago Trasimeno, il 13 ottobre 1985, intervenne sul posto il questore Francesco Trio: da allora non sono cessate le voci sul ruolo di questo alto funzionario su un presunto insabbiamento delle indagini e finanche la sostituzione del cadavere.
Nel caso di via Poma, siamo nel 1990, girarono malevole voci sull’omicidio della giovane Simonetta Cesaroni, capitata in un lussuoso appartamento del quartiere Prati a Roma, per un lavoro che a oggi non risulta ancora ben definito.
In Italia si è spesso immersi in atmosfere a metà tra un film di Lizzani e uno di Fellini: la “gente bene” attratta dal popolo per sfruttarne bisogni e piccole ambizioni, in un clima da basso impero che ingolosisce spettatori e lettori, ma a poco serve se si cerca la verità.
Carmen Gueye