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Ambiente

Bostrico, sotto la lente 60 siti per la rinnovazione naturale del bosco

La rinnovazione naturale dei boschi avrà un ruolo fondamentale nella strategia di ripristino delle aree colpite dal bostrico e danneggiate da Vaia. La disponibilità limitata di piantine e le limitazioni operative rendono impossibile un’azione di rinnovazione artificiale su tutte le superfici coinvolte. Pertanto, si renderà necessaria una combinazione di rinnovazione artificiale e naturale, una strategia mista.

La provincia di Trento ha una lunga tradizione di gestione integrata delle dinamiche naturali dei boschi, inclusa la rinnovazione. Tuttavia, la situazione provocata dagli eventi di Vaia e dal bostrico richiede una valutazione accurata delle dinamiche della vegetazione dopo l’abbattimento forzato delle aree boschive. Quanto tempo ci vuole perché il suolo sia coperto da una vegetazione di alberi e arbusti? Quanto tempo ci vuole per la formazione di un bosco costituito da specie definitive? Quali effetti possono avere le densità eccessive di cervi o caprioli sulla ricostruzione del sottobosco? E quali effetti ha tutto ciò sulla biodiversità?

Per rispondere a queste domande, è stata creata una rete di 146 siti di indagine, in collaborazione con altre regioni colpite da Vaia. Questi siti seguiranno un protocollo comune di rilievo, simile a quello adottato in Svizzera dopo gli uragani Lothar e Vivian. In provincia di Trento sono stati rilevati i dati su 60 siti nel corso del 2021 e 2022. Nei prossimi anni, verranno effettuati ulteriori rilievi per monitorare l’evoluzione naturale senza interventi umani. I siti includono boschi di abete rosso, abete bianco, pinete, lariceti e faggete, permettendo di ottenere una visione completa delle dinamiche della vegetazione.

Dalle prime analisi emerge che la percentuale di copertura di rinnovazione di specie arboree è ancora molto bassa, intorno al 3%. È normale che dopo pochi anni dalla distruzione del bosco, prevalgano coperture costituite da erbe, graminacee e rovi, con una parte di suolo nudo o legno morto. In generale, si osservano i primi segni di rinnovazione nei primi metri dai margini del bosco rimanente, mentre il numero di piantine diminuisce man mano che ci si allontana. Le nuove piantine sono più numerose alle quote più basse, mentre alle quote più alte prevale la copertura di graminacee. Il suolo nudo rimane il principale substrato di germinazione, mentre il legno morto è ancora in decomposizione. Circa il 28% delle piantine presenti è stato brucato da cervi o caprioli, ma tale dato varia localmente, a seconda delle densità degli ungulati.

La rinnovazione delle specie pioniere, come la betulla o il pioppo, è ancora scarsa, eccezion fatta per il sorbo degli uccellatori, che è la specie più diffusa tra le piantine alte da 20 a 150 centimetri. L’abete rosso è la specie più comune tra le piantine con altezza inferiore ai 20 centimetri, probabilmente insediate dopo l’evento di Vaia.

Questi primi risultati sono solo un punto di partenza. Con i prossimi rilievi, che verranno effettuati a intervalli di 3-5 anni, le dinamiche saranno più evidenti, consentendo una valutazione più accurata della strategia mista adottata dalle autorità forestali. L’integrazione della rinnovazione naturale e artificiale sarà essenziale per il ripristino efficace delle aree colpite, tenendo conto delle peculiarità di ogni singolo sito e promuovendo la biodiversità.