Dice che oggi si stia e si viva pure meglio, così dicono, e così ci siamo pure illusi che sia vero. Sarà… Quando si stava peggio, io c’ero. E ricordo. Quando si stava peggio le ferie duravano un mese e già all’alba del primo agosto file infinite di 600, riempite fino all’inverosimile con valigie su valigie legate alla belle e meglio sopra il portabagagli fissato sul tettuccio, le vedevi partire destinazione mare o montagna.
I meridionali tornavano “al paesello” felici di farlo ed ancora più contenti di dimostrare di “avercela fatta”. L’impiegato di concetto lo riconoscevi dalla Alfa Romeo Giulia, l’industrialotto dalla Lancia Flavia. Al di là dello status, le automobili, erano tutte uguali per il bagaglio rinfuso e per le famiglie all’interno desiderose del meritato riposo perché, quando si stava peggio, si lavorava tutti. L’aria climatizzata era lungi a venire, faceva funzioni il finestrino aperto, rigorosamente con la manovella, mentre i più fortunati disponevano di un piccolo ventilatore sul cruscotto.
Quando si stava peggio faceva ugualmente caldo, però le bombe d’acqua si chiamavano forti temporali e non creavano danni più di tanto. Quando si stava peggio le fognature erano pulite, gli argini curati, ed il sottobosco mantenuto a dovere. Da buon toscano ricordo le trombe d’aria in Versilia, più o meno una a giorni alterni, ma sinceramente non ho memoria di catastrofi e nemmeno chi soffriva di eco-ansia. Però, ripeto, si stava peggio.
Oggi stiamo tutti bene. Abbiamo lo smart phone, internet, l’automobile con il climatizzatore ed il navigatore incorporati. Da anni abbiamo messo al bando quelle orrende, ingombranti, ed intraducibili cartine stradali e la manovella per abbassare il finestrino è solo un bieco ricordo lontano.
E’ bella la vita quando stiamo tutti così bene. Ieri, 14 agosto, siamo partiti per le ferie a bordo delle nostre lussuose macchine rombanti, stasera torniamo a casa. Due giorni e via, di più non possiamo permettercelo. Ah, come stiamo bene!
Marco Vannucci