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Gigi Riva, Cagliari 3-1 Verona at Caliari, 1971.10.3 Photo by Masahide Tomikoshi / TOMIKOSHI PHOTOGRAPHY
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Gigi Riva: campione d’altri tempi

Un fulmine a ciel sereno. Anzi, un rombo di tuono. Proprio questo era il soprannome di Gigi Riva, uno degli attaccanti più prolifici della storia calcistica italiana. Fu il giornalista Gianni Brera ad affibbiargli l’epiteto per la prima volta nel descrivere le sue qualità tecniche ed atletiche.

Un fulmine a ciel sereno. Anzi, un rombo di tuono. Proprio questo era il soprannome di Gigi Riva, uno degli attaccanti più prolifici della storia calcistica italiana. Fu il giornalista Gianni Brera ad affibbiargli l’epiteto per la prima volta nel descrivere le sue qualità tecniche ed atletiche.

Dopo gli inizi al Legnano, Gigi Riva divenne una vera e propria icona del Cagliari, dove militò dal 1963 al 1977, per un totale di 14 stagioni. Sul finire degli anni ‘60 Riva diede un contributo fondamentale alla vittoria del primo Europeo per la Nazionale azzurra.

Riva era la ciliegina sulla torta di una rosa che poteva contare sulla sicurezza tra i pali di Dino Zoff, sulla leadership del capitano Giacinto Facchetti e sul carisma di Giacomo Bulgarelli. Ma quella nazionale era carica di talento. Giovanni Lodetti, Tarcisio Burgnich, Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Pierino Prati erano solo alcuni degli altri assi presenti in rosa.

Dopo aver pareggiato la finale con la Jugoslavia del bomber Džajić, l’Italia fu costretta a giocare la ripetizione allo stadio Olimpico di Roma. Nella “seconda finale”, gli azzurri si imposero per 2 a 0 e il primo goal portò la firma di Gigi Riva. Da quel momento in poi tutti si resero conto di quanto fosse determinante un attaccante con quelle caratteristiche.

June 10, 1968, European Championships, Italy 2-Yugoslavia 0

Velocità e potenza

Mancino naturale, era solito partire dalla posizione di ala sinistra per poi convergere e concludere a rete. La forza fisica, unita a una grande velocità negli spazi aperti facevano di Riva uno degli attaccanti più completi in circolazione. A ciò erano da aggiungere sopraffine doti acrobatiche e nel gioco aereo.

Poco prima di presentarsi al mondo intero duranti i mondiali in Messico del ’70, Gigi Riva fu assoluto protagonista della storica vittoria dello scudetto a Cagliari. Sull’isola era ormai divenuto simbolo della squadra. Lui, lombardo d’origine, aveva a cuore solo la Sardegna e si sentiva uno di loro.

«Alla Juventus avrei guadagnato il triplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo. Era la mia terra, ero arrivato all’età di 18 anni. In continente ci chiamavano pastori o banditi. Quando avevo 23 anni la Juve voleva ricoprirmi di soldi. Io volevo lo scudetto per la “mia” terra: ce l’abbiamo fatta. Noi, banditi e pastori.»

Nell’estate del 1970 si presentò al campionato del mondo con un bottino di 19 gol in 16 partite con la Nazionale. Segnò due gol nei quarti di finale e uno nella storica semifinale con la Germania Ovest, poi vinta 4-3. In finale trovò la Nazionale verdeoro, capitanata da Pelè e dal talento di Jairzinho, Carlos Alberto Torres e Tostão. Una squadra ingiocabile quella carioca, che si impose per 4-1 nella finale allo stadio Azteca di Città del Messico.

Da quel momento in poi Gigi Riva indossò la casacca azzurra per altri quattro anni, fino al mondiale del 1974 in Germania. Ad oggi, con 35 reti segnate in 42 partite disputate, Riva è il miglior marcatore di tutti i tempi della Nazionale italiana. Un campione inarrivabile. Un rombo di tuono, improvviso e letale.

Mattia Nadalini

Riguardo l'autore

mattianadalini

Laureato in "Studi storici e filologico letterari", attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in "Scienze storiche".
Appassionato di cultura e sport, in particolare calcio e formula 1, dal 2020 scrive saltuariamente sulla propria pagina Instagram "Il simposio del calcio".