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Giorno della Memoria. Per non dimenticare

Sono passati 79 anni dal 27 gennaio 1945, quando la 60° armata del "1º Fronte ucraino" del maresciallo sovietico, Ivan Konev, entrando ad Auschwitz, in Polonia, scoprirono per primi l'omonimo campo di sterminio, liberandone i prigionieri.

La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare: è il testamento che ci ha lasciato Primo Levi”. (Mario Rigoni Stern)

Sono passati 79 anni dal 27 gennaio 1945, quando gli avamposti della 60° armata del “1º Fronte ucraino”, al comando del maresciallo sovietico, Ivan Konev, entrando ad Auschwitz, in Polonia, scoprirono l’omonimo campo di sterminio, liberandone i prigionieri.

Con l’apertura dei cancelli di Auschwitz, e la scoperta degli orrori che venivano perpetrati al suo interno, divenne chiara a tutto il mondo la politica di morte e sterminio che i nazisti stavano attuando ai danni della popolazione ebrea e di altre minoranze.

Da quel giorno Auschwitz divenne uno dei luoghi simbolo dedicato alla memoria delle vittime del regime nazista, venendo dichiarato dall’Unesco, nel 1979, Patrimonio dell’umanità.

Nel 2005, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 60/7 del 1° novembre, presentata durante la 42° riunione plenaria, stabilì il 27 gennaio “Giorno della Memoria”, da allora ricorrenza internazionale che commemora le vittime dell’Olocausto.

L’Italia, precedendo di alcuni anni la risoluzione delle Nazioni Unite, aveva già istituito (nello stesso giorno) la giornata commemorativa delle vittime della Shoah. Nonostante alcune discussioni su quale sarebbe dovuta essere la data in cui celebrare questa ricorrenza: tra le varie, erano state proposte anche il 16 ottobre (anniversario del rastrellamento nel ghetto di Roma) e il 5 maggio (anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen), alla fine era stato scelto il 27 gennaio proprio per il ruolo che Auschwitz ricopre nell’immaginario collettivo come simbolo della II° Guerra Mondiale e degli orrori nazisti.

Si è arrivati così alla legge 20 luglio 2000 n°211, con la quale il Parlamento italiano istituiva il “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti“.

La legge, composta da due articoli recita: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1 comma 1). “In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere (art. 2 comma 1).

Dal 2000 in Italia e dal 2005 ufficialmente in tutto il mondo, il Giorno della Memoria è una giornata in cui la collettività viene chiamata a profonde riflessioni e a ricordare, per non permettere che fatti simili possano accadere di nuovo, le vittime del genocidio nazista.

Ogni anno, il 27 gennaio, in tutto il mondo vengono organizzate commemorazioni e eventi per tenere vivo il ricordo degli orrori dell’Olocausto così da rendere consapevoli anche i più giovani di ciò che è stato e che non deve accadere mai più.

Il del ricordo delle vittime dell’Olocausto è un tema che, sin dalla fine della II° guerra mondiale, è sempre stato molto vivo nella popolazione internazionale. Canzoni, quadri, poesie, libri, film: sono state moltissime le espressioni artistiche con cui, anche gli artisti, hanno voluto tenere viva la fiamma del ricordo.

Concentrandoci solamente sull’Italia, sono stati tanti gli artisti che hanno voluto offrire il loro tributo alla memoria degli orrori dell’Olocausto. Partendo da Primo Levi, scrittore sopravvissuto proprio al campo di concentramento di Auschwitz, con la sua opera “Se questo è un’uomo”, passando per la canzone del 1966 “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)” cantata dagli Equipe84 e scritta da Francesco Guccini e arrivando sino al film, premio Oscar, del 1997 “La vita è bella” diretto e interpretato da Roberto Benigni, queste sono alcune delle opere più famose che artisti italiani hanno voluto dedicare alla causa.

Affrontare un tema tanto delicato quanto importante come quello della Shoah è molto complicato, non solo per l’intrinseca rilevanza dell’argomento, ma anche per il rischio concreto di sforare nella retorica. Le opere sopracitate sono riuscite, a modo loro ed in modi diversi, a trattare in maniera rispettosa ed efficace il tema, scuotendo le coscienze anche di generazioni che, per loro fortuna, hanno vissuto in tempi “più tranquilli”.