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L’opinione: perché si festeggia il primo maggio quale “festa del lavoro”? E qual è il 1° maggio 2024?

Il 1° Maggio è in molti Paesi del mondo la Festa dei lavoratori (o Festa del lavoro). Una ricorrenza ufficiale che si celebra nello stesso giorno in Italia (dal 1891), a Cuba, in Russia, Cina, Messico, Brasile, Turchia e in diversi Stati dell’Unione Europea. Non negli Stati Uniti, dove il “Labor Day” si festeggia il primo lunedì di settembre. Ma è proprio negli Stati Uniti d’America, il 1° maggio del 1886 a Chicago, nell’Illinois, che nella seconda metà dell’Ottocento ebbero luogo i fatti all’origine della data simbolica di questa ricorrenza.

La data della “Festa dei lavoratori”, il 1° maggio, è stata però ufficialmente stabilita a Parigi il 20 luglio del 1889. A ratificarla furono i rappresentanti dei partiti socialisti e laburisti europei riunitisi nella capitale francese per il congresso della Seconda Internazionale socialista e fu un episodio ben preciso a indurre i membri del congresso a scegliere il 1° maggio come data simbolo della celebrazione dei diritti e delle rivendicazioni di tutti i lavoratori.

A metà Ottocento, una giornata di lavoro durava dalle 12 alle 16 ore, la sicurezza non era contemplata e i morti sul lavoro non venivano neppure conteggiati. “8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire” era lo slogan coniato in Australia nel 1855 e condiviso da gran parte del movimento sindacale del primo Novecento. Furono queste le parole d’ordine che aprirono la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e affermare la propria autonomia e indipendenza. La protesta indetta dai sindacati, che chiedevano la riduzione della giornata di lavoro a otto ore, durò quattro giorni e culminò in una vera e propria tragedia.

Tre anni prima che venisse ratificata la Festa del lavoro, il 1° maggio del 1886 a Chicago i sindacati organizzarono uno sciopero generale per rivendicare migliori e più umane condizioni di lavoro per gli operai.

Il 1° maggio 1886 cadeva di sabato, allora giornata lavorativa. Quel giorno dodicimila fabbriche degli Stati Uniti e 400 mila lavoratori incrociarono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila.

Tutto all’inizio si svolse pacificamente, ma nei giorni seguenti la tensione si acuì. Il 3 maggio gli operai di Chicago si diedero appuntamento di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick per protestare contro i licenziamenti. Qui vennero attaccati senza preavviso dalla polizia.

L’attacco provocò quattro morti e diversi feriti e la notizia si diffuse rapidamente tra i lavoratori della città. Per protesta il giorno seguente fu indetta una nuova manifestazione a Haymarket Square. Il presidio in piazza iniziò pacificamente sotto una leggera pioggia il pomeriggio del 4 maggio.

L’anarchico August Spies parlava alla folla sopra a un carro posizionato al lato della strada. Molti erano i poliziotti in servizio quel giorno per controllare il presidio, ma tutto sembrava svolgersi nel pieno rispetto delle regole. Improvvisamente, però, la polizia ordinò alla folla di disperdersi e cominciò a marciare verso il carro degli oratori.

A quel punto un piccolo ordigno fischiò sopra le teste dei passanti, atterrando vicino alla prima linea della polizia e uccidendo un poliziotto, Mathias J. Degan. In risposta, la polizia aprì il fuoco sulla folla.

Undici persone in tutto, fra cui sette agenti colpiti da fuoco amico, persero la vita, mentre dozzine di persone rimasero ferite in quello che è passato alla storia come il massacro di Haymarket. Sette persone collegate con le proteste furono arrestate quello stesso giorno.

Non c’erano prove che tra gli arrestati vi fosse la persona che aveva lanciato l’ordigno, tuttavia la giuria emise verdetti di colpevolezza per tutti gli imputati. Condanna a morte per impiccagione per tutti fu la sentenza. Successivamente, però, per due di loro la pena fu commutata in ergastolo.

L’evoluzione della vicenda, e in particolare le fasi del processo che seguì i fatti accaduti durante le manifestazioni, innescarono una grande indignazione anche oltreconfine. E portarono all’attenzione del mondo la necessità di intervenire sui diritti e la tutela dei lavoratori.

Morendo, August Spies, disse: «verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi». L’esito del processo indignò gli operai di tutto il mondo e i condannati diventarono i Martiri di Chicago.

Tre anni dopo il massacro di Haymarket, con la ratifica di Parigi del 1889, il Primo maggio divenne ufficialmente la Festa dei lavoratori in Europa. La scelta cadde sul 1° maggio per commemorare il ricordo dei Martiri di Chicago.

Le prime celebrazioni della Giornata del lavoro si svolsero il 1° maggio del 1890. Nonostante la risposta repressiva di molti governi i cortei registrarono un’altissima adesione in molti Paesi. In Italia la Festa del lavoro fu ratificata nel 1891.

Già l’anno precedente le organizzazioni sindacali iniziarono la loro opera di sensibilizzazione sul significato del Primo maggio, ma di prima vera mobilitazione su scala nazionale, collegata all’iniziativa di carattere internazionale, si iniziò a parlare dal 1891.

Tra le celebrazioni passate alla storia, quella del 1° maggio 1898 coincise con la fase più acuta dei “moti per il pane”, con il tragico epilogo di Milano, nei giorni dal 6 al 9 maggio, quando l’esercito di Bava Beccaris si scagliò contro la popolazione inerme, lasciando sul selciato 81 morti e 450 feriti.

E ancora, il 1° maggio 1919, quando i metallurgici e altre categorie di lavoratori poterono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore di lavoro.

E poi, nel 1922, anno in cui il presidente del Consiglio Luigi Facta riconobbe il 1° maggio come giornata festiva. Mentre anno dopo anno aumentavano gli obiettivi e s’imponevano nuove rivendicazioni politiche e sociali da parte del movimento dei lavoratori, nel giro di due anni la situazione mutò radicalmente.

Quando Benito Mussolini diventò presidente del Consiglio con un decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri Mussolini il 19 aprile del 1923 accorpò la “Festa dei Lavoratori” alla festa primaria del fascismo: il “Natale di Roma”, in data 21 aprile. con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro“.

<< Natale di Roma – Festa del Lavoro. Lavorando si ama la famiglia, si serve la Patria, si onora Dio. Il Duce dedicando il 21 aprile alla Festa del Lavoro, ha ricordato le nobili origini della nostra stirpe di eroi e di contadini: dal solco quadrato, tracciato da Roma. >> http://www.adamoli.org/benito-mussolini/pag0552-.htm

Per tutto il ventennio fascista festeggiare il Primo maggio assunse una connotazione “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in forme diverse – dal garofano rosso all’occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria – l’opposizione al regime. Divenne quindi un reato duramente punito.

Solo nel 1945, con la caduta di Mussolini e del governo, caddero anche gli effetti del decreto del 1923 e la ricorrenza del 1° maggio tornò a rappresentare, anche in Italia, la data simbolo della Festa del lavoro.

Oggi, ritengo che ci saranno cortei e manifestazioni, ma non credo che i sindacati e i loro rappresentanti ricorderanno l’art.1 della Costituzione e tantomeno che in Italia, in questa Italia del 2024 ci sono circa 6 milioni di poveri e 10 milioni di disoccupati. Cgil, Cisl e Uil, insieme, la famosa “Triplice sindacale” organizzano un concerto rock per riunire giovani e adulti in un momento unico di festa e condivisione anziché di lutto, come invece dovrebbe essere questo 1° maggio 2024. Potrà essere nuovamente giorno di festa:

-Quando non ci saranno più morti sul lavoro (tre al giorno),

-Quando saranno rispettati i diritti dei lavoratori,

-Quando non ci sarà più la piaga sociale del lavoro nero,

-Quando i lavoratori non saranno più ricattati,

-Quando le sigle sindacali torneranno di nuovo al fianco dei lavoratori,

Quando in l’Italia ci sarà davvero rispetto verso la classe operaia, allora potremo festeggiare il 1° Maggio. I lavoratori meritano rispetto e considerazione, ogni giorno, senza bandiere e senza manifestazioni. Non solo il 1° Maggio.

Al loro fianco, ma con i fatti.

“Viva i lavoratori! Abbasso disoccupazione, morti sul lavoro e povertà’’.

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.