Un giovane di 23 anni, di origine kosovara e residente in Trentino, è stato condannato a quasi quattro anni di carcere per tentato terrorismo. Durante le intercettazioni, il ragazzo ha espresso intenzioni violente, affermando: “maledetti cristiani io butterò una bomba in chiesa, che bello, vado io a fare una bomba. Finché io non morirò sarò così”. Queste dichiarazioni hanno sollevato gravi preoccupazioni tra le autorità, che hanno intensificato le indagini.
Il lavoro degli inquirenti
Il giovane 23enne, residente in un piccolo comune dell’Alto Garda e perito chimico, ha intrapreso un percorso di radicalizzazione profonda che lo ha portato a giurare fedeltà all’ISIS. Le indagini condotte dai carabinieri hanno rivelato che il ragazzo aveva trovato, nel “deep web”, materiali jihadisti e si era impegnato nella diffusione del messaggio dell’organizzazione, cercando anche di reclutare potenziali combattenti, esprimendo più volte desideri di martirio.I militari del Ros hanno scoperto che Hodza, cittadino italiano di origini kosovare, era pronto a passare all’azione. Si era procurato informazioni su come realizzare ordigni artigianali e aveva rubato sostanze chimiche necessarie per confezionarli, ignaro di essere monitorato dalle microspie installate dai carabinieri. Al momento dell’arresto, effettuato dal Gruppo d’Intervento Speciale (Gis), il giovane aveva con sé significativi quantitativi di acetone e acidi, che avrebbero potuto essere utilizzati per creare TATP, un esplosivo rudimentale frequentemente impiegato in attacchi terroristici in Europa negli ultimi dieci anni.
Le parole del capodelegazione della Lega al Parlamento europeo
In questo contesto, Paolo Borchia, capodelegazione della Lega al Parlamento europeo, ha commentato la situazione con toni accesi: “Si era talmente tanto integrato che sognava di fare esplodere una chiesa… Non ditelo però ad alta voce, la sinistra potrebbe accusarvi di islamofobia! Una sola soluzione: ESPULSIONE!”. Parole che evidenziano le tensioni politiche attorno al tema della sicurezza e dell’integrazione, che già nella città capoluogo a guida Ianeselli hanno suscitato polemiche sul fronte sicurezza dopo i servizi di Rete 4, sottolineando la necessità di misure più severe contro chi rappresenta una minaccia per la società, in linea con il lavoro del Governo nella lotta al contrasto all’immigrazione irregolare ed incontrollata, con più sorveglianza ed espulsioni per chi non rispetta le regole o non si integra alla cultura e alla società.