La lista “Indipendenza!” Non ha raggiunto risultati apprezzabili nelle recenti elezioni regionali in Liguria, nonostante gli sforzi profusi. I motivi sono molteplici e non imperscrutabili.
La Liguria, poco popolosa, è regione ad alto tasso di abitanti in terza età, spesso arrivati a svernare, in senso esistenziale, in qualche località rivierasca, tutti provvisti di idee consolidate e poco inclini a cambiarle.
I giovani, categoria ristrettasi nei decenni per il calo demografico, appaiono in maggioranza propensi al disimpegno politico, dopo aver sperimentato le delusioni generazionali di chi li ha preceduti e non abituati al climax di piazza, con esperti oratori che sapevano infiammare gli animi: tecnologia e cosmopolitismo li distraggono dai dibattiti, verso cui hanno maturato un distacco difensivo.
Le fasce anagrafiche intermedie si dividono tra i fedeli a Forza Italia e Lega più Fratelli d’Italia, e gli smarriti rifugiatisi nell’astensionismo, particolarmente massiccio in questa tornata.
E’ finita con la solita polarizzazione tra centro destra e centro sinistra. Il candidato del PD, lo spezzino Andrea Orlando, ormai un notabile del partitismo, ha arrancato anche a causa della rinuncia impostagli all’ala renziana e nulla ha potuto contro i voti in arrivo dall’imperiese, notoriamente feudo di Scajola.
Il neo eletto governatore, “indipendente di centro destra” Marco Bucci, lascia quindi la poltrona di sindaco di Genova per trasferirsi al nuovo incarico. Accusato di legami troppo stretti con il predecessore forzista Giovanni Toti (coinvolto in uno scandalo finanziario e perciò dimissionario anzitempo, che ha patteggiato la pena nello scorso settembre), Bucci pare destinato, secondo i “rumours”, a non “regnare” per molto, anche se porgiamo ovviamente i migliori auguri di un ristabilimento completo.
In attesa del prossimo giro elettorale del 2025, per le elezioni comunali, Indipendenza! Dovrà interrogarsi sul suo primo eroico, ma infruttuoso tentativo.
Il segretario Gianni Alemanno ha profuso ogni sforzo per essere presente sul territorio, dove non ha lesinato presenze assidue e finanche aiuti concreti in compiti da attivista, dall’allestimento del gazebo al volantinaggio, al contatto con la ruvida realtà portuale, sostenendo il candidato presidente Alessandro Rosson.
Alemanno ha dunque sperimentato a tutto tondo le difficoltà sorte in primis per il risicato tempo a disposizione, che penalizza le piccole formazioni; e il clima che, se non si può definire ostile, a parere di chi scrive, riportato impattando dopo anni una folla con il volantino in mano, restituisce però l’immagine di una città capoluogo, Genova, ove le tematiche sembrano coinvolgere più gli over sixties che il resto della cittadinanza, tranne alcuni giovani già convinti di loro, con uno slogan forse superato ( “padroni a casa nostra”) e un programma elettorale alternativo sì, ma ancora, forse, poco coraggioso.
L’esperienza è stata comunque frizzante e presaga di nuove avventure, sempreché, a parere di questa articolista, si trovino l’ardire e l’ardore per sfidare i fiacchi balletti tra governi e opposizioni.
Carmen Gueye