E’ in corso una polemica (qualcuno la chiama lotta), non solo verbale, da parte del governo verso la magistratura. Ministri e deputati della maggioranza ripetono in continuazione che i magistrati sarebbero comunisti o cose del genere. Il motivo: sentenze di diversi giudici in diversi tribunali che hanno evidenziato, con riferimento a Costituzione e diritto europeo, che alcune leggi approvate in materia di immigrazione non sono consone. Essenzialmente sul caso Albania.
A parte alcuni parlamentari che sembrano replicanti di motivetti tipici da campagna elettorale, lascia basiti che – pur alcuni con maggiore “grazia istituzionale” – facciano altrettanto il ministro della Giustizia e i vertici del Governo.
Nel nostro ordinamento i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario sono ufficialmente separati. Anche se purtroppo quasi sempre quello esecutivo e legislativo si sovrappongono (tipici sono i voti parlamentari in cui si chiede la fiducia al governo piuttosto che l’approvazione di questa o quella legge), il potere giudiziario ha ancora una sua autonomia, garantita anche dal fatto che il presidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) è il presidente della Repubblica.
In questa polemica/contesa in corso, abbiamo ascoltato anche il n.2 delle nostre istituzioni (il presidente del Senato) perorare eventuali riforme costituzionali dell’attuale assetto di divisioni dei poteri perché i magistrati hanno “bocciato” proprio le leggi sul caso immigrati/Albania.
Noi non siamo fan della magistratura che, per esempio, oltre a molti importanti deficit di organizzazione che penalizzano fortemente l’utenza, crediamo abbia grandi ostacoli nella libertà e indipendenza di giudizio per il fatto che le carriere giudicante e requirente sono assimilate. Oltre a – ancora – non esserci una responsabilità civile del giudice.
Lungi da noi perorare, di conseguenza, che i magistrati si comportino come un partito (comunista o fascista o liberale che dir si voglia), cerchiamo di andare alla radice dei problemi, per capire come certe “degenerazioni” politiche e giudiziarie possano essere evitate.
Al momento, ricordando queste basi della nostra comunità repubblicana, lanciamo un segnale ad ognuno perché ne faccia tesoro. Non cascare nei cosiddetti partiti dei politici e partiti dei giudici presentati come in conflitto, perché sono solo alibi per non affrontare e risolvere problemi che fanno parte della nostra vita civica. La ricerca del nemico e urlare per denunciarlo, non risolve, ma aggrava.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc