Nel mondo del benessere essere transgender è ancora pericoloso: merita ricordarlo in questo periodo dell’anno, in cui le feste finiscono e si ritorna a una vita normale, che tiene conto anche del lato meno luccicante della realtà. Se le persone che hanno un vissuto personale standard in questo periodo tendono ad andare in crisi, possiamo pensare a chi di problemi ne ha di più.
In particolare nella società odierna siamo tutti soggetti alle malattie della società contemporanea: esaurimenti, stress, malattie cardiocircolatorie, intolleranza. Per chi è transgender queste problematiche hanno una incidenza oltre il doppio: malattie, transfobia e omicidio sono statisticamente più incidenti rispetto alle altre tipologie di persona.
Recentemente, la rivista Annals of Internal Medicine ha pubblicato uno studio che ha sollevato armanti interrogativi sullo stato di salute associato a un uso intensivo di farmaci dovuto alle terapie ormonali per il cambiamento sesso. Questo studio ha analizzato le cartelle cliniche di 2.842 trans (uomini che si sentono donne) e 2.118 trans (donne che si sentono uomini) in un arco temporale di otto anni.
I risultato hanno indicato che le donne trans un rischio dall’80% 90% maggiore di subire un ictus o attacco cardiaco rispetto donne cisgender. Tuttavia, lo studio è criticato per il suo campione limitato e per la mancanza di dati dosi ormonali, alle formulazioni o combinazioni dei farmaci assunti.
Gli stessi autori dello studio hanno riconosciuto la necessità di ulteriori ricerche, cercando di comprendere tutti i risultati ottenuti. Michael Goodman, autore senior dello studio e della Rollins School of Public Health della Emory University, ha sottolineato l’importanza di considerare i rischi quando si pianifica il follow-up e la valutazione dei pazienti sottoposti a tali trattamenti. Questo apre un’importante questione: si confrontano questi rischi con i percepiti delle terapie ormonali?
Oltre ai problemi cardio circolatori, la salute mentale delle persone è un’altra area di grande preoccupazione. Secondo delle ricerche condotte anche in nazioni considerate più liberali, come la Svezia, hanno rilevato dei tassi di suicidio notevolmente più elevati tra le persone trans. Uno studio del 2011 ha evidenziato che queste persone hanno 19 volte più probabilità di suicidarsi, anche aver subito interventi chirurgici di riassegnazione del sesso.
Come se non fosse sufficiente questo problema, si aggiungono anche le morti causate dalla interazione sociale: oltre 300 persone trans sono uccise ogni anno, in Italia siamo al primo posto tra i paesi europei per numero di omicidi trans.
Si contano dal 2008 al 2024 ben 49 persone trans ammazzate, secondo il report annuale dell’organizzazione Transgender Europe (TGEU). Per questo motivo nel mondo si è deciso che esiste una data, il 20 di novembre, per fare campagna di sensibilizzazione e ricordare queste persone, che hanno il destino di una vita di sofferenza.