Home » Residenza Fersina, specchio di un sistema che non regge. E se il problema fosse a monte?
Attualità Politica locale

Residenza Fersina, specchio di un sistema che non regge. E se il problema fosse a monte?

La scena è cruda, scomoda, difficile da ignorare: uomini ammassati, tensione, degrado. Il video girato alla Residenza Fersina di Trento ha riportato sotto i riflettori una realtà che molti cittadini conoscono fin troppo bene, ma che troppo spesso viene ignorata nei palazzi dove si decide.

Il sindaco Franco Ianeselli non ha usato mezzi termini: il sistema d’accoglienza, così com’è stato pensato e gestito dalla Provincia autonoma di Trento, è fallimentare. E mentre qualcuno grida “insicurezza!” puntando il dito verso il Comune, si dimentica che molte delle leve – dall’organizzazione dell’accoglienza all’assegnazione delle forze dell’ordine – sono soprattutto nelle mani di chi governa altrove.

Non solo a Palazzo Geremia dunque, ma a Piazza Dante e a Palazzo Chigi.

È facile invocare più sicurezza. Più difficile è costruirla. E soprattutto assumersene la responsabilità.

“Chi ha scelto di smantellare modelli di integrazione che funzionavano? Chi ha ridotto l’accoglienza a una gestione emergenziale? Chi ha promesso controllo e ha prodotto abbandono?”, si chiede Ianeselli, in corsa per la rielezione al governo della città capoluogo di Provincia.

In mezzo a questa confusione, c’è chi, come la consigliera uscente con delega proprio alle circoscrizioni e alla sicurezza di prossimità – tirata in ballo da quelle stesse opposizioni di cui lei stessa faceva parte – prova a non cedere alla retorica degli slogan. E’ Silvia Zanetti, capolista della lista civica Intesa per Ianeselli Sindaco, che, sui social, non ha tardato a prendere posizione con un messaggio che non lascia spazio a fraintendimenti:

“Abbiamo bisogno di risposte vere. La sicurezza si costruisce ogni giorno con ascolto, cura del territorio e attenzione alle persone. Non bastano le parole: servono soluzioni e responsabilità condivise”.

Nel suo post, Zanetti non sembra cercare dunque un “colpevole facile”. Invita piuttosto a ripartire dal territorio, dal confronto, dalla politica del fare. Una posizione che rifugge dalle scorciatoie, ma che lascia una domanda sospesa nell’aria, sempre più difficile da ignorare: chi ha fallito davvero allora?

Mentre la città attende risposte, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni che decreteranno chi sarà al comando della nuova giunta comunale già dal 4 maggio, i cittadini continuano a vivere tra insicurezze vere e narrazioni costruite. E chi oggi s’indigna, dovrebbe forse chiedersi: dove eravamo quando c’era da agire, non solo da parlare?