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Conclave: il sogno di un ‘Very Young Pope’ è più vicino di quanto pensiamo

Quando tra pochi giorni si apriranno le porte della Cappella Sistina, tre tra i più giovani cardinali della Chiesa cattolica saranno chiamati a esprimere il loro voto nel Conclave: Américo Manuel Alves Aguiar, 51 anni, Mykola Byčok, 45 anni, e Giorgio Marengo, 50 anni. I loro nomi spiccano, inevitabilmente, per anagrafe e per profili personali, tanto da far pensare – almeno sulla carta – a una possibile apertura verso un papato più giovane e dinamico.

Sono effettivamente papabili? Dal punto di vista canonico sì: nulla vieta che un cardinale cinquantenne possa essere eletto papa, ma la realtà della politica vaticana racconta una storia diversa infatti la giovane età di questi tre cardinali rappresenta per loro, paradossalmente, un ostacolo più che un’opportunità.

Un pontefice cinquantenne, in una società dove l’aspettativa di vita supera ampiamente gli ottant’anni, potrebbe regnare per più di trent’anni; questa è una prospettiva che, se da un lato garantirebbe continuità e solidità, dall’altro spaventerebbe chi teme un pontificato troppo lungo, capace di cristallizzare la Chiesa in una direzione precisa per decenni.

Inoltre, un mandato trentennale rischierebbe di impedire a successive generazioni di cardinali di esprimere nuove leadership, bloccando l’evoluzione della Chiesa in un mondo in continuo cambiamento.

Tuttavia, l’idea di un papa giovane non manca di suggestionare. Dopo decenni di gerontocrazia – tra Giovanni Paolo II segnato dalla lunga malattia, Benedetto XVI con la sua storica rinuncia e Papa Francesco che si presenta come “nonno” della comunità – l’immagine di un pontefice giovane potrebbe rilanciare l’appeal della Chiesa verso i giovani, le famiglie, il mondo moderno sempre in continua evoluzione e aperto sempre di più al ‘nuovo’.

La scelta di un papa ‘young’ potrebbe avvicinare ancora più persone alla Chiesa perchè potrebbe parlare ai giovani, con mezzi anagraficamente e culturalmente più vicini a loro. Anche lo stesso Francesco si era aperto ai media, ponendo l’attenzione sia alla televisione che ai social media, ma sicuramente un papa più giovane avrebbe ancora più capacità in materia di comunicazione e sarebbe in grado di coinvolgere tanto i ‘boomer’ quanto la ‘genA’.

Tra i tre possibili papi giovani, Giorgio Marengo appare come una figura particolarmente interessante: missionario in Mongolia, esorcista, uomo di grande cultura teologica e visione pastorale. Marengo incarna quel profilo di dinamismo e serietà che potrebbe – in ipotesi – soddisfare sia le esigenze di rinnovamento sia quelle di continuità dottrinale.

Américo Manuel Alves Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona, ha dimostrato capacità organizzative di alto livello, in particolare nella gestione della Giornata Mondiale della Gioventù 2023, uno degli eventi più significativi per la Chiesa nel terzo millennio che si rivolge ai giovani.

Mykola Byčok, invece, rappresenta la complessa realtà delle Chiese orientali cattoliche, portando al Conclave la sensibilità di una Chiesa che vive la fede spesso in condizioni difficili, in aree del mondo segnate da conflitti e trasformazioni profonde.

Tre profili diversi, tutti di altissimo livello, ma che, per ragioni di opportunità politica ed equilibrio interno, difficilmente potranno vedere il loro nome pronunciato come prossimo papa.

Resta però il valore simbolico: la loro presenza tra gli elettori è già di per sé un segnale forte.

Un segnale che indica che la Chiesa cattolica, pur radicata nella sua tradizione millenaria, sta guardando al futuro, pronta a confrontarsi – un giorno – con l’idea di un “very young pope” non solo nella fiction, ma anche nella realtà.

Alla fine, come sempre, sarà lo Spirito Santo a orientare le scelte dei cardinali. Ma in un mondo che cambia così rapidamente, forse anche la Chiesa dovrà, prima o poi, cambiare i suoi tempi.

M.S.