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Long Covid nei sanitari: COINA denuncia l’immobilismo delle istituzioni

A dirlo è stato Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale di COINA, sindacato delle professioni sanitarie, intervenuto in merito alla delicata questione del Long Covid fra i professionisti del settore sanitario.

“Il Long Covid è una vera emergenza professionale. In Italia, almeno 20mila operatori sanitari – tra infermieri, ostetriche, tecnici e altri profili – convivono da anni con sintomi cronici che ne compromettono la salute e l’attività lavorativa. Ma per lo Stato non esistono. È inaccettabile.” A parlare è Marco Ceccarelli, segretario nazionale del COINA, il sindacato delle professioni sanitarie, intervenuto con forza sulla questione del Long Covid tra gli operatori del settore.

Secondo quanto riferito dallo stesso COINA, i dati diffusi dall’Ocse confermano una situazione allarmante: quasi un italiano su dieci, con più di 45 anni, soffre ancora oggi di sintomi persistenti dopo il Covid. Una percentuale ancora più preoccupante tra i professionisti sanitari, rimasti in trincea per anni durante l’emergenza pandemica. Per loro, il virus ha lasciato un segno profondo: stanchezza cronica, confusione mentale, vertigini, disturbi respiratori e neurologici sono solo alcune delle conseguenze con cui devono convivere. Eppure, a oggi, non esistono riconoscimenti ufficiali, tutele reali, né percorsi clinici dedicati. Nessuna indennità, nessuna rete di supporto: solo un silenzio istituzionale che pesa sempre di più sulla tenuta del sistema sanitario.

Dai dati Inail risulta che oltre 320mila infermieri sono stati contagiati dal Covid-19. Secondo stime europee, almeno un sesto di loro potrebbe soffrire attualmente di forme croniche legate al Long Covid. Questo si traduce in turni scoperti, reparti in difficoltà, ferie obbligate, assenze prolungate e, nei casi più gravi, dimissioni volontarie o pensionamenti anticipati. La sanità pubblica, già fragile, si ritrova così a fronteggiare un’emergenza nella gestione del personale, con un impatto diretto sui servizi e sull’assistenza ai cittadini.

COINA, che da tempo chiede un intervento concreto, ha sollecitato il Ministero della Salute e l’Inail ad agire immediatamente. Le richieste del sindacato sono chiare: riconoscere il Long Covid come malattia professionale per i sanitari contagiati sul lavoro, prevedere percorsi clinici multidisciplinari integrati nella medicina territoriale, garantire supporto psicologico e riabilitativo gratuito con accesso prioritario, istituire un’indennità economica parametrata alla gravità dei sintomi e alla perdita di capacità lavorativa e avviare un’indagine nazionale per comprendere davvero l’impatto del Long Covid tra gli operatori della sanità non medici.

“La nostra sanità sta pagando un prezzo altissimo. Ci viene chiesto di resistere, ma con il silenzio delle istituzioni, a cedere è l’intero sistema”, ha dichiarato ancora Ceccarelli. E ha aggiunto che il sindacato sta valutando l’attivazione di una rilevazione interna per mappare con precisione il numero di professionisti colpiti da sintomi invalidanti, le assenze per malattie prolungate, i casi di abbandono del lavoro e le conseguenze dirette sulla gestione dei reparti.

“Non è solo una questione di tutele individuali. È una questione strutturale, che riguarda la tenuta del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Il Long Covid non può più essere trattato come una semplice malattia comune. È una ferita aperta, sociale e professionale, e COINA continuerà a pretendere che venga finalmente riconosciuta come malattia da lavoro. Una malattia da sanità”, ha concluso Ceccarelli.