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Editoriali

Bufera su Azione Universitaria: chat pro Salò e insulti

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Azione Universitaria finisce al centro di una durissima polemica dopo la pubblicazione di alcune chat interne in cui si leggono frasi che inneggiano al fascismo, alla Repubblica di Salò, si ironizza sui campi di sterminio, si denigrano le commemorazioni del 25 aprile e si insultano minoranze con espressioni omofobe e discriminatorie.

A denunciare i contenuti è stato Edoardo Giudici, segretario dei Giovani Democratici del Trentino, che in una nota pubblica afferma:

“Non ci sono mezze misure: quelle frasi sono inaccettabili. Eppure non siamo sorpresi, è solo l’ennesima prova che, anche in Trentino, chi in pubblico si presenta con la faccia pulita e rispettabile, in privato porta avanti idee fuori dall’alveo democratico e propugna le discriminazioni”.

Giudici richiama anche l’inchiesta “Gioventù meloniana” pubblicata da Fanpage, sottolineando l’incompatibilità dei contenuti emersi con i valori dell’Ateneo trentino:

“Il Regolamento dell’Università sulle associazioni studentesche stabilisce che queste debbano essere antifasciste e apartitiche. Hanno chiaramente dimostrato di non essere antifascisti. La loro presidente, Giulia Clara Balestrieri, ha ammesso che non sono apartitici, dichiarando: ‘Ovvio che siamo legati a Gioventù Nazionale’”.

Da qui la richiesta formale di revoca dell’accreditamento all’associazione, come previsto dall’art. 9 del Regolamento universitario.

Tra le frasi più discusse spicca quella di Giacomo Mason, recentemente eletto consigliere comunale a Trento con Fratelli d’Italia, che in una chat privata avrebbe scritto affermazioni tra cui riferimenti alla Repubblica di Salò.

Il messaggio ha suscitato reazioni durissime. Il gruppo consiliare PD-PSI del Comune di Trento, in un comunicato firmato da Luca Filosi e da altri consiglieri, condanna con fermezza quanto emerso:

“Stigmatizziamo con forza le affermazioni inqualificabili emerse in data odierna e scritte da rappresentanti dell’associazione Azione Universitaria. […] Colpisce che una di queste frasi sia stata scritta da un giovane e neoletto consigliere comunale del gruppo di FDI. Pensieri indegni per un rappresentante del popolo italiano in una democrazia nata dalla Resistenza e in una città Medaglia d’oro al valor militare”.

Lo stesso Filosi aggiunge:

“Il gruppo FDI ha ora due strade: o ammette di condividere queste frasi oppure prende le distanze e lo espelle dal gruppo”.

Il comunicato è stato firmato anche da Alex Benetti, Stefano Bosetti, Elisabetta Bozzarelli, Michele Brugnara, Giulia Casonato, Kristofor Ceko, Filomena Chilà, Alessandro Dal Ri, Errico Di Pippo, Silvia Franceschini e Nicola Serra.

Se da un lato le frasi emerse sono oggettivamente gravi e incompatibili con qualsiasi codice etico e democratico, dall’altro non può non colpire il contesto in cui le chat sono state diffuse. Più che a una denuncia trasparente, si assiste a una strategia di delegittimazione personale, che sembra avere l’obiettivo di distruggere l’immagine pubblica di un giovane.

Giacomo Mason, se effettivamente e per quanto abbia pronunciato parole sconsiderate e discutibili, resta, qualora ciò venisse confermato, un ragazzo che avrebbe bisogno – come tutti – di imparare a riconoscere limiti e confini nella dialettica politica, che è fatta anche di misura, attenzione anche verso i propri “amici” fraterni. Invece, sembra essere diventato il bersaglio di una campagna punitiva interna, in un clima da “notte dei lunghi coltelli” in versione studentesca. Una gogna costruita con cura, forse anche allo scopo di regolare conti personali o politici.

Ma la democrazia, e soprattutto quella partitica, se vuole davvero educare, non può trasformarsi in tribunale sommario.

In definitiva, questa vicenda racconta molto più di quanto sembri. Racconta di nostalgie fuori tempo massimo, di immaturità politica, di parole che offendono la memoria storica e i principi della convivenza civile imposti dalla Costituzione.

Ma racconta anche di un’Italia – e forse di un Trentino – in cui il confine tra giustizia e vendetta, tra condanna e linciaggio, si fa ogni giorno più sottile.

Il passaggio dal fascismo di Salò alla Francia giacobina di Robespierre, in fondo, è rapidissimo: si passa dalla retorica delle radici alla violenza della ghigliottina morale.

Se davvero vogliamo una democrazia matura, dobbiamo imparare a distinguere tra responsabilità e annientamento, tra errore e dannazione pubblica. Perché la libertà non si difende con il colpire in tal modo il tuo amico-avversario, ma con la capacità di far crescere – anche attraverso il dissenso – cittadini migliori.

Ma più prosaicamente vogliamo registrare come l’incauto Mason, con le sue frasi che non brillano certo di profondità, è risuscito ad assurgere a ruolo di capro espiatorio per chi non si è fatto sfuggire l’occasione di dare la stura alla solita sequela di contumelie stereotipate di chi, da sinistra, vede pericoli di stampo omofobo, discriminatorio e fascista in ogni dove.

Raimondo Frau