In Trentino torna d’attualità il tema, sempre delicato, della gestione degli orsi. La consigliera provinciale Eleonora Angeli ha presentato una mozione che propone una revisione puntuale del PACOBACE, il Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi centro-orientali, il documento che rappresenta il riferimento normativo e operativo per gli interventi sulla popolazione ursina in quest’area delle Alpi.
L’orso bruno, com’è noto, gode di una tutela molto rigorosa sia a livello europeo che nazionale. La Direttiva Habitat dell’Unione Europea e la Convenzione di Berna rappresentano le fonti principali da cui discende il quadro normativo sovranazionale, recepito in Italia attraverso il D.P.R. 357 del 1997 e la legge 157 del 1992. In base a queste norme, la cattura, l’abbattimento e il disturbo degli esemplari sono vietati, salvo che ricorrano situazioni specifiche in presenza delle quali è possibile derogare al regime di tutela. Anche in tali casi, tuttavia, è condizione imprescindibile che gli interventi autorizzati non compromettano lo stato di conservazione della popolazione, a garanzia dell’equilibrio complessivo della specie.
All’interno di questo quadro giuridico opera il PACOBACE, predisposto congiuntamente dalle Regioni e Province dell’arco alpino interessato e validato a livello nazionale. Il Piano stabilisce una griglia molto dettagliata di comportamenti e scenari di rischio, ai quali corrispondono interventi graduati. La gestione degli orsi viene calibrata caso per caso, distinguendo fra soggetti definiti “dannosi” e soggetti considerati “pericolosi”, sulla base delle osservazioni e delle evidenze raccolte in merito ai loro comportamenti, che possono spaziare dalle incursioni in aree abitate o agricole fino agli episodi di aggressività o confidenza eccessiva nei confronti dell’uomo.
Le azioni previste dal PACOBACE si dividono attualmente in due categorie operative. Da un lato sono previste le cosiddette azioni leggere, che includono il monitoraggio degli individui, l’informazione ai cittadini, la prevenzione dei danni, l’adozione di misure dissuasive o il potenziamento delle recinzioni e delle protezioni. Dall’altro lato, nei casi più gravi, si ricorre alle cosiddette azioni energiche, che comprendono la cattura con rilascio, la captivazione permanente e, nei casi estremi, l’abbattimento. Mentre le azioni leggere possono essere decise direttamente dalle autorità competenti, le azioni energiche necessitano, salvo situazioni di urgenza indifferibile, della previa autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA.
Proprio su questo punto si concentra la proposta di revisione presentata dalla consigliera Angeli, che chiede di rivedere in particolare la Tabella 3.1 del PACOBACE, nella quale sono riportati i diversi comportamenti degli orsi e le conseguenti misure gestionali attivabili. Secondo la mozione, l’attuale impostazione finisce per equiparare, di fatto, la captivazione permanente all’abbattimento, in quanto entrambi i provvedimenti comportano la definitiva rimozione del soggetto dal suo habitat naturale. Tuttavia, osserva Angeli, la captivazione presenta rilevanti implicazioni operative e gestionali, in quanto implica procedure tecnicamente complesse, comporta rischi per il personale incaricato delle catture e condanna l’animale a una vita in cattività che può essere fonte di sofferenze e ulteriori difficoltà gestionali, soprattutto considerando la forte capacità adattativa degli orsi, anche in contesto carcerario.
L’obiettivo della proposta, come precisato dalla stessa consigliera, non è quello di indebolire i livelli di tutela della specie, ma piuttosto quello di permettere interventi più tempestivi e calibrati su esemplari noti all’amministrazione per comportamenti ripetitivi e pericolosi, prima che il rischio degeneri in eventi gravi. La tragedia avvenuta nel 2023, che ha visto la morte del giovane escursionista Andrea Papi a seguito dell’aggressione da parte dell’orsa JJ4, rappresenta il caso emblematico richiamato nella mozione come esempio concreto della necessità di un adeguamento normativo.
Il tema si inserisce peraltro in un momento istituzionale particolare. La recente riforma dello Statuto speciale d’autonomia potrebbe attribuire nuove competenze in materia di fauna selvatica alla Provincia autonoma di Trento. Tuttavia, sino a un’eventuale revisione, il PACOBACE continuerà a rappresentare il quadro normativo e tecnico di riferimento per ogni decisione gestionale che riguardi la popolazione ursina trentina.
La gestione dei grandi carnivori nelle Alpi resta comunque un terreno complesso, dove la tutela della biodiversità deve convivere con la sicurezza delle persone e la salvaguardia delle attività agricole, zootecniche e turistiche. La mozione presentata riapre dunque il confronto su un tema delicato, che richiederà un approfondito lavoro tecnico, amministrativo e politico per conciliare in modo efficace e rispettoso le diverse esigenze in gioco, nel pieno rispetto delle normative nazionali ed europee vigenti.