La rivincita delle brutte. La Fiat Duna, auto per molti anni disprezzata, è diventata un bene di interesse storico. L’altra macchina interessata è stata l’Alfa Arna. Dal suo lancio sul mercato nel 1987, è sempre stata vista così, una tra le più controverse mai prodotte dal Lingotto,ma con la pubblicazione dell’Aci è stata inserita come modello di interesse storico. Si trova quindi dentro un elenco di 340 veicoli, che hanno almeno 20 anni di età, ai quali poi vanno aggiunti tutti quelli immatricolati oltre 40 anni fa. Angelo Sticchi Damiani, alla guida della nota associazione, ha spiegato la scelta affermando che “in Italia ne sono rimaste pochissime”.
Secondo i piani del Lingotto, la berlina doveva sostituire la 128, ma il confronto non era dei più facili. La 128, auto dell’anno 1970, era stata prodotta in 3 milioni di esemplari. Così non andò per la nuova berlina Fiat, sulla quale il sipario calò nel 1991. Rimase solo la versione station-wagon, la Fiat Elba, sino al 1997.
Fondamentalmente simile alla FIAT Uno, la Duna era 40 cm più lunga rispetto a questa, due centimetri più alta ma conservava lo stesso passo, di 2,36 metri. Di conseguenza, lo spazio guadagnato non poteva che essere messo tutto al posteriore: per questo, la linea di FIAT Duna partiva subito con una grave penalità, ovvero quella di un posteriore che non era aggraziato e molto generoso, che venne disegnato per essere il più lineare e pratico possibile, utilizzando gli stessi fari squadrati della FIAT Uno prima serie.
Il frontale, poi, era lo stesso della FIAT Uno brasiliana: in quegli anni, infatti, FIAT produceva la nostra Uno in Europa, ed una Uno più robusta per il mercato sudamericano, riconoscibile per un diverso frontale, più lungo e squadrato, e per la presenza di un cofano a conchiglia, indispensabile per nascondere le sospensioni anteriori più robuste e per avere un vano motore più spazioso per i motori più grandi utilizzati dalla FIAT Brasile.
L’Alfa Romeo Arna, è un piccolo esempio di cattiva strategia e di spreco di denaro pubblico.
Progettata per entrare nella classe media e fare concorrenza alla Volkswagen Golf, nacque come frutto di una joint venture tra Alfa Romeo e Nissan, con la scocca derivata dalla giapponese Pulsar e la meccanica dell’Alfasud. Venne costruito dall’IRI, ovvero dallo Stato, un apposito stabilimento a Pratola Serra, in provincia di Avellino. Alla sua uscita sul mercato nel 1983, però, l’Arna presentava un design già obsoleto, di stile orientale e che non aveva niente in comune le auto italiane.