Nonostante il mio corpo sia sul treno S4 diretto a Milano Cadorna, la mia mente sta ripercorrendo le strade che portano da Vada a Castagneto Carducci. Solo chi ha avuto la fortuna di percorrere quelle strade sa di che cosa sto parlando: filari di viti abbracciano la strada per cedere poi il passo, con un gesto di cavalleria, agli splendidi cipressi che ti prendono per mano e ti portano fino al borgo nel quale Carducci visse parte della sua fanciullezza.
Se la mia mente può godere di queste immagini è perché i miei occhi hanno appena letto una citazione di Robert Colonna d’Istria: «l’arte della vigna è un’arte all’insegna della lentezza: tutte le fasi della produzione, dell’affinamento e dell’invecchiamento di una bevanda alcolica sono lunghe e devono essere rispettate scrupolosamente[1]». Parafrasando lo scrittore francese, la vigna e il vino ci insegnano l’importanza del tempo e della lentezza. Se ci pensate un attimo, la cosa più trasgressiva da fare, in una società frenetica come la nostra, è quella di sedersi per gustare del buon vino (sottolineo, l’aggettivo «buono»: non si beve tanto per bere, ma si beve per inebriarsi di sapori, profumi e colori eccezionali).
Sul tempo hanno scritto tutti i filosofi degni di questo nome: Platone, Aristotele, Seneca, sant’Agostino, san Tommaso, Kant, Hegel e Heidegger, giusto per citare una manciata di autori e dar qualche soddisfazione al mio prof. di Filosofia del Liceo. Tutti hanno detto, su questo tema, qualcosa di importante che mi ha fatto capire meglio l’importanza e la grandezza del tempo, ma io – che non sono nessuno – penso che per comprendere il tempo bisogna chiudere i libri e stappare una bottiglia di vino.
Il vino, infatti, incarna due aspetti fondamentali della vita dell’uomo in relazione al tempo: il corteggiamento e la sapienza. L’attesa paziente del vignaiolo è paragonabile a quella dell’uomo innamorato: entrambi si donano quotidianamente e gratuitamente, devono difendere ciò che amano e, in cambio, ricevono ciò che hanno donato.
Solo col tempo, poi, l’intelligenza dell’uomo diventa sapienza. Per diventare saggi, è necessaria, proprio come per il vino, la fermentazione. Bisogna che l’intuito e il genio entrino in contatto con il Bello, il Vero e il Giusto e che li lascino decantare per dare loro un sapore nuovo. Più profondo.
Il vino, infine, ci offre un terzo insegnamento: l’amore per la terra. La terra non mente. Ti restituisce sempre quello che le hai dato. Amare la terra significa anche amare la propria terra, le proprie radici, quindi la propria famiglia e la propria cultura. Tutto questo è ciò che si può apprendere da un sorso di vino. Ma, ora, la cosa più utile è quella di smettere di scrivere. Bisogna scegliere una bottiglia per la prossima meditazione.
Matteo Carnieletto
[1] Robert Colonna D’Istria, L’arte del lusso. Breve trattato sul lusso, seguito da un catalogo ragionato di luoghi, oggetti, atteggiamenti e pensieri, Lindau, Torino, 2012, p. 125