Basta fare un giro sui social network e sui siti di informazione, cercando informazioni su Davide Bifolco per capire la quantità, e pessima qualità, dei commenti della maggior parte degli utenti. Spesso contro le forze dell’ordine e contro chi cerca di difendere quotidianamente l’ordine civile. Sono tante le storie che vedono coinvolte queste, troppo spesso dimenticate o accusate ingiustamente. Celebre è il caso di Carlo Giuliani, il manifestante no global ucciso durante il G8 di Genova. La stampa concentrò tutte le sue accuse nei confronti sia dell’organizzazione dell’evento ma anche nei confronti di Mario Placanica, il giovane carabiniere che per difendersi sparò all’attivista che gli stava per lanciare in testa un estintore. La storia è nota: la gloria al no global e l’oblio al carabiniere.
Un’altra vicenda, poco enfatizzata dai media, è quella avvenuta il 25 aprile 2011 nella provincia di Grosseto. Il carabiniere scelto Domenico Marino e l’appuntato scelto Antonio Santarelli effettuavano un posto di blocco per i controlli alle automobili in transito, anche a causa della presenza di un rave party nella zona la notte precedente. Ricordiamoci che i fattori che caratterizzano queste feste sono: il disprezzo nei confronti della proprietà privata attraverso l’occupazione di spazi abbandonati delle grandi città e la loro autogestione temporanea; approccio con empatia e stati alterati di coscienza causati da alcool e droghe; quindi ostentata vendita e consumo di stupefacenti tra i partecipanti.
I carabinieri fermarono un’automobile occupata da tre ragazzi e una ragazza, procedevano all’alcol test per il guidatore, trovandolo positivo. Si stava procedendo alla stesura del verbale quando i carabinieri venivano aggrediti dai quattro giovani che utilizzando un grosso palo di legno di una recinzione provocavano gravi ferite ai due. Dopo una colluttazione i carabinieri rimanevano incoscienti sul ciglio della strada, mentre i quattro ragazzi risalivano in auto e si davano alla fuga.
I ragazzi, dopo l’inseguimento da parte di un’altra volante dei carabinieri, vennero fermati. Domenico Marino dopo l’aggressione perse l’occhio destro; stessa sorte non tocco ad Antonio Santarelli. Colpito da una bastonata all’altezza del collo perse i sensi, i sanitari del 118 si trovarono di fronte a un uomo incoscienze e con il volto tumefatto. Santarelli nei giorni successivi, subì un intervento neurochirurgico per ridurre un ematoma alla testa; entrò in coma e morì dopo un anno.
Certo i colpevoli sono stati condannati ma è mancato un forte e netto sostegno della società civile a favore dei carabinieri. Lo stesso che è mancato nei confronti del brigadiere Giuseppe Giangrande, vittima di una sparatoria davanti a Palazzo Chigi nello scorso 2013. Un attacco contro le istituzioni o contro un uomo che adempie al suo dovere? In attesa della risposta non si deve dimenticare che l’Arma dei Carabinieri è sempre stata al fianco del Popolo Italiano anche nei momenti in cui lo Stato mancava: il sacrificio di Salvo D’Acquisto ne è un esempio.
Aggiungi commento