Ieri sera, a partire dalle ore 21:10 su Rai 2, è andata in onda una nuova puntata di “Virus – Il contagio delle idee“, programma di approfondimento politico condotto dal giornalista Nicola Porro. Tema della puntata era “La scommessa di Renzi e tutti i suoi nemici”.
La puntata ha visto ospite il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. In studio, era presente anche il giornalista Mario Giordano mentre, in collegamento, il manager-imprenditore Franco Moscetti e la corrispondente di Al Jazeera English a Londra, Barbara Serra.
Gli argomenti affrontati durante la puntata, hanno visto il dibattersi sul tema del Jobs Act, il Tfr in busta paga, le resistenze dei poteri forti e della minoranza del Partito Democratico e i problemi delle partite Iva e dei piccoli e medi imprenditori, sempre più attanagliati dal fisco e dalla pressione fiscale. Tutto fa pensare che sarà una serata da ascolti record, in un periodo in cui i talk show politici hanno perso attrattiva per i telespettatori, che in alternativa preferiscono vedere altro. Tuttavia, basta dare uno sguardo a Twitter per capire immediatamente che gli ascolti e le polemiche inerenti alla puntata e al dibattito saranno tante.
Inutile dire che la puntata, parte con la canzone che più rappresenta l’attuale premier e coloro che lo hanno preceduto: “Parole, parole, parole“. Una colonna sonora, che sottolinea quanto lo scetticismo che grava nei confronti dell’attuale premier, sia ben saldo fra i suoi dissidenti. A partire da gran parte del suo elettorato. Tuttavia, in maniera quasi ironica, ecco presentarsi un Renzi come al solito fiducioso, ma questa volta in veste di Mr. Wolf di Pulp Fiction. Un “vero risolutore” di tutti i problemi. Tutto sembra preannunciare quella che sarà la solita storiella ripetuta più e più volte. Di una politica che cerca di cambiare rotta, di un’Italia migliore, di tagli, aumento dei posti di lavoro, di riforme strutturali e di una morale che lasci spazio ad un “e vissero felici e contenti”. Peccato che la realtà, parli di altro.
Parla di una disoccupazione che nel mese di Agosto del 2014, ha raggiunto il 12, 3% con un calo occupazionale dei posti di lavoro, pari a 14 mila unità su base annua, solo nel secondo trimestre del 2014. Tuttavia Renzi non si scompone e, ancora una volta, continua imperterrito a riportare dati e moniti di fiducia, speranza e ottimismo, il tutto condito da altrettante belle promesse e parole.
Che sia ancora una volta, colpa della povera gente che fatica ad arrivare a fine mese? Perché dal canto suo, Renzi, sembra voler scaricare il problema sulle preoccupazioni e sul dissenso che il popolo ripone nei confronti delle istituzioni, affermando:
Noi abbiamo la necessità di portare a casa le riforme che abbiamo in cantiere ma c’è un treno a parte: un gigantesco problema di fiducia degli italiani. Nonostante la crisi, crescono i risparmi. Perché? Perché cresce la paura. Non c’è più la fiducia. Noi dobbiamo far sì che le persone in difficoltà siano accompagnate.
Indubbiamente Renzi e il suo governo stanno cambiando le cose, anche se quello che sembra sfuggirci e che saremmo intenzionati a sapere è se in positivo o in negativo.
Scettici e gufi a parte Renzi continua imperterrito a puntare sul discorso Irap e diminuzione del cuneo fiscale, proponendo la soluzione degli 80 euro non come inutile slogan, ma come una vera forma di giustizia per i cittadini che una volta ogni tanto ottengono qualcosa di concreto dalla politica. Un riscatto, di quegli 80 euro che ci saranno anche nei prossimi anni. Una misura che “premia i consumi”. Quelli di una economia in stagnazione però, o di una inflazione generalizzata degli ultimi anni. Ma questi sono dettagli detti da disfattisti che vogliono il male dell’Italia.
Lo perdoneranno gli economisti se non usa termini adeguati, quando afferma che in Italia bisognerà cambiare le regole perché nelle PMI l’utile viene spesso “mangiato” dalle tasse,anche se, a fronte di determinati servizi, è giusto che sia così. Dopotutto siamo secondi a livello Europeo e sesti al mondo, come qualità per la manifattura. Di cosa ci preoccupiamo? Lo stesso vale per il discorso Imu e Tasi. Si paga tutto in relazione ai servizi che ci vengono offerti.
Ecco che lo slogan diviene “semplificazione”, in quella matassa di problemi intrecciati fra loro. Problemi che non permettono di concentrarsi singolarmente su un’unica cosa, perché non basta. Come non bastano le ideologie di un “eccellente comunicatore” se poi non vi è concretezza. Intanto nel suo “monologo”, spazia dalla fiducia sulla legge delega al Jobs Act, coinvolgendo il discorso sul taglio delle province e la riduzione dei politici, fino alla riduzione delle tasse cominciando dai corsi di formazione farlocchi e giungendo al Tfr, quest’ultimo consentirebbe una libertà mensile immediata per lavoratori, che avrebbero più liquidità.
Sentendolo parlare, tutto sembra corretto e giusto,forse fin troppo. Basta porre un quesito ed ecco che il premier ripone nel suo ottimismo concrete soluzioni. A osservarlo ti ci perdi, quasi ti convinci di essere in un paese in cui le cose finalmente cominciano a funzionare. Ma sarà realmente così?
Giuseppe Papalia
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