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Cultura

Corneliu Codreanu: la spiritualità della Nazione

“Codreanu. Chi era costui?” si chiederebbe Don Abbondio nei Promessi Sposi, ma probabilmente non sarebbe il solo a domandarselo. La figura di questo personaggio, oggi più attuale che mai, è andata dimenticata col tempo.

Nato in Romania nel 1899, nel 1919 (anno della riforma agraria) si iscrive alla facoltà di Diritto dell’Università di Iasi, senza che mai gli venisse rilasciata la Laurea a causa delle varie contestazioni a cui prese parte in quegli anni.

Ciò su cui maggiormente poneva l’accento Codreanu era la religione, ma non nell’accezione abituale del credere in Dio, quanto più nella sua dimensione spirituale. Egli affermò, infatti, quanto segue: “l’essere umano è composto dal corpo, dall’energia vitale e dall’anima. Così anche ogni nazione, e un moto di rinnovamento, può far leva su uno o sull’altro di tali elementi e investire il resto partendo da esso”.

La volontà di creare una forte Romania, che si facesse rispettare all’interno dell’Europa proprio come stavano facendo la Germania e l’Italia rispettivamente con il nazionalsocialismo e il fascismo (potenze alle quali più volte fece riferimento) aveva, però, un carattere piuttosto peculiare. Non era interessato a lotte politiche per conquistare potere sulle altre potenze e sul suo popolo, quanto più all’educazione di ogni singolo individuo. Solo un rinnovamento nazionale a partire dal suo interno poteva slanciare l’intero Paese e fargli raggiungere un certo livello.

Cominciò quindi a muoversi per le zone rurali più profonde del paese, propugnando i principi del cristianesimo ortodosso, legittimando il bisogno della giustizia sociale, e coadiuvando i sentimenti di ribrezzo antiebraico, allora già molto diffusi nella società e nella cultura del paese. A seguito della Grande Depressione, denunciò la corruzione tra i politici e sostenne concretamente e costantemente i ceti più disagiati.

Codreanu si era trasformato da universitario ribelle a politico impegnato: il bene vero per il suo Paese era guardare negli occhi le persone, indagare la loro sofferenza, perchè come diceva “noi e gli uomini di buon senso non abbiamo paura né del comunismo, né del bolscevismo. C’è una cosa che ci fa paura: è che gli operai di queste fabbriche non hanno a sufficienza da mangiare”.

Mirava a smascherare l’ipocrisia dei politici e indossava le vesti di una semplice persona che aiutava le altre, convertendo la figura del politico distaccato e posto su un piedistallo, in un essere umano che può fare errori ma che, a un tempo, ce la mette tutta per aiutare il suo prossimo. Egli non parlava al popolo, bensì partiva da ogni singolo soggetto, con un nome, un passato e tante difficoltà da risolvere.

Mirava a educarlo, a fornirgli la consapevolezza che “sono una menzogna tutti i programmi nuovi e i sistemi sociali fastosamente ostentati al popolo, se alla loro ombra ghigna la medesima anima malvagia, la medesima mancanza di coscienza verso l’adempimento del dovere, il medesimo spirito di tradimento verso tutto ciò che è romeno, la medesima dissolutezza, il medesimo spreco e il medesimo lusso”.

Un discorso molto attuale, che supera ogni confine di tempo e di spazio, può essere considerato quello che fece sui partiti politici: “un partito politico è una società anonima di sfruttamento del voto universale; tutti i partiti sono democratici, poiché utilizzano il suffragio universale nella medesima maniera. Trascurano gli interessi del popolo e del paese soddisfacendo soltanto gli interessi particolari dei loro partigiani. Tutti i partiti commettono delitti, si tradiscono l’un l’altro, nessuno di loro applica punizioni contro i propri partigiani, altrimenti li perderebbe, né contro i loro avversari, poiché questi, a loro volta, commettono i loro stessi delitti. La democrazia ci dà l’impressione di una vasta complicità fra criminali… la democrazia è al servizio dell’alta finanza nazionale o internazionale giudaica”.

codreanu

Quante altre personalità come la sua possono esserci state nel passato, finendo, poi, nel dimenticatoio? E’ vero, lo studio della storia aiuta a non commettere più gli stessi errori, ma se ci si fossilizza su figure standard da imparare, tralasciando tutte le altre, forse si resterà sempre al punto di partenza.

Melissa Toti Buratti